«Il reddito di cittadinanza è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Una cosa che mi ha colpito, e speriamo che il governo sappia affrontarla con molto equilibrio»: lo ha sostenuto il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nel videomessaggio che ha aperto la presentazione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale curato da Caritas Italiana (leggi qui).
Per Zuppi «c’è un aggiustamento da fare, ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa «zona retrocessione”». E ha concluso: «Nei momenti di crisi, a maggior ragione, dobbiamo mostrare che cosa significa essere cristiani. E questo richiede due cose: avere un cuore pieno dell’amore di Cristo e, proprio per questo, riconoscere Cristo e avere noi un cuore pieno di amore per i tanti “poveri cristi” che incontriamo nelle nostre strade, che andiamo a trovare nelle case e che devono trovare un porto nelle nostre comunità».
Acli: «Intervenire sugli automatismi»
Anche le Acli prendono posizione, ribadendo il loro impegno nel combattere ogni forma di povertà ed emarginazione sociale. Sono circa 5,6 milioni i poveri in Italia – viene ricordato in una nota -, il 7,7% delle famiglie residenti nel 2021. Una piaga che non risparmia nessuno e colpisce ben 1,4 milioni di bambini e il 32,4% degli stranieri residenti. «La crisi energetica, dovuta alla guerra in Ucraina, rischia di complicare ancora di più questo quadro e può generare un effetto a catena di vaste proporzioni, le cui conseguenze si faranno sentire anche su altre forme di disagio, come la povertà alimentare, quella educativa e perfino quelle sanitaria e farmaceutica», afferma Antonio Russo, vicepresidente nazionale Acli.
Le Acli, promotrici dell’Alleanza contro la povertà in Italia, sostengono che il Reddito di cittadinanza non possa essere eliminato. Negli ultimi anni questo sostegno economico ha tutelato centinaia di migliaia di famiglie, evitando a un milione di persone di cadere in povertà estrema. «Il RdC andrebbe migliorato e rafforzato, così come indicato dalle associazioni aderenti all’Alleanza contro la povertà: migliorando la scala di equivalenza, che attualmente penalizza le famiglie con più figli; riducendo il tempo di residenza degli immigrati che chiedono di accedere al RdC, da 10 a due anni; rendendo più flessibile il vincolo sui patrimoni mobiliari – continua Russo -. Occorre rimuovere gli attuali automatismi della presa in carico tra Centri per l’impiego e Comuni, rafforzandone la collaborazione; rendere volontaria l’adesione ai Progetti utili alla collettività; prevedere anche la formazione dei beneficiari per aumentarne l’occupabilità; infine, migliorare le compatibilità tra Reddito di cittadinanza e reddito da lavoro».