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Bruxelles

Von der Leyen: «Delors, un visionario che ha reso l’Europa più forte»

La presidente della Commissione europea ricorda lo statista francese ed europeo, scomparso a 98 anni, che ha contribuito a dare vita «tra le altre cose, al mercato unico, al programma Erasmus e agli inizi della moneta unica»

di Gianni BORSAAgensir

28 Dicembre 2023
Jacques Delors

«Jacques Delors ha forgiato la sua visione di un’Europa unita e il suo impegno per la pace durante le ore buie della seconda guerra mondiale. Di notevole intelligenza e incomparabile umanità, fu per tutta la vita un instancabile difensore della cooperazione tra le nazioni europee, poi dello sviluppo dell’identità europea»: così Ursula von der Leyen ricorda lo statista francese ed europeo, scomparso ieri all’età di 98 anni. Delors ha contribuito a dare vita «tra le altre cose, al mercato unico, al programma Erasmus e agli inizi della moneta unica». La sua presidenza della Commissione europea «è stata caratterizzata da un profondo impegno a favore della libertà, della giustizia sociale e della solidarietà, valori ormai radicati nella nostra Unione».

Jacques Delors, prosegue Von der Leyen, «è stato un visionario che ha reso l’Europa più forte. Il suo lavoro ha avuto un profondo impatto sulla vita di generazioni di europei, compresa la mia. Gli siamo infinitamente grati. Onoriamo la sua eredità rinnovando e rivitalizzando costantemente la nostra Europa».

«Uomo di fede, architetto dell’Europa unita»

«L’Europa intera piange la scomparsa di uno dei suoi più grandi architetti». Anche l’Institut Jacques Delors, con le sue équipes di Parigi (sede), Berlino e Bruxelles, ricorda l’ex presidente della Commissione europea (1985-1995). L’Unione europea perde il suo «cittadino onorario», secondo il titolo che condivide con Jean Monnet e Helmut Kohl, «che aiutò nella riunificazione della Germania».

«Mercato unico, euro, Schengen, allargamenti ed Erasmus, ma anche fondi di coesione, dialogo sociale, aiuti agli indigenti: le più grandi conquiste dell’integrazione europea sono inseparabili dalla chiaroveggenza, dall’audacia, dalle convinzioni, dalla perseveranza e dal duro lavoro che hanno caratterizzato l’azione di Jacques Delors durante i suoi dieci anni alla guida della Commissione europea». Un’azione articolata secondo il suo trittico: «La concorrenza che stimola, la cooperazione che rafforza e la solidarietà che unisce».

Nella nota dell’Institut si legge ancora: «Fino alla fine si è tenuto attentamente informato sull’andamento del progetto dell’Europa unita, preoccupandosi dei suoi errori, deplorandone gli eccessi, ma sperando instancabilmente nella rinascita ritenuta più che mai necessaria».

«Al di là del suo contributo storico alla costruzione europea, che lo colloca nella continuità dei padri fondatori, Jacques Delors ha dato all’impegno politico tutta la sua nobiltà». Deputato europeo eletto nel 1979, poi ministro dell’Economia e delle Finanze all’inizio del primo mandato del presidente francese François Mitterrand, brevemente sindaco di Clichy, «è stato un servitore attivo e devoto degli affari pubblici per i quali si è sempre speso. Rifiutando di candidarsi alle elezioni presidenziali francesi del 1995, ha affermato la sua libertà nei confronti del potere e il rigore con cui ne concepiva l’esercizio».

«Nella sua azione associativa, sindacale e politica, in particolare nel Partito socialista, questo “attivista”, come amava umilmente definirsi, è rimasto fedele e si è nutrito dell’ideale personalista. Uomo di fede, vedeva in ogni persona un essere unico inserito in una rete di legami sociali e credeva nell’impegno nella società per tradurre questo ideale dove ognuno assicura la propria parte del bene comune. Attento alle esigenze educative, il suo nome è legato anche alla formazione permanente, da lui avviata in Francia attraverso la legge del 1971 che porta il suo nome».

Infine, «a questo grande uomo che abbiamo avuto l’onore di servire e di conoscere, il cui cuore caldo e la cui mente fredda ci hanno toccato e ispirato, vogliamo non solo mostrare la nostra profonda gratitudine, ma anche affermare la nostra volontà di assumerne degnamente l’eredità politica e continuare la sua azione per l’unità degli europei».