Viene da Atene il segnale più rasserenante per la tenuta dell’eurozona e per il G20, che si riunisce il 18 e 19 giugno a Los Cabos, in Messico, con l’intento di delineare una grande strategia di crescita a livello globale, in grado di frenare gli effetti perversi della crisi che dal 2008 ha contagiato buona parte del mondo “occidentale”, Europa in primis. Le elezioni legislative greche promuovono infatti i partiti pro-europei, che si apprestano a formare un governo il cui primo compito sarà tener fede agli impegni assunti verso la troika (Ue, Bce, Fmi): rigore e riforme in cambio di copiosi aiuti per salvare il Paese dal default, e con esso gettare un galleggiante alla moneta unica.
«I greci hanno scelto di restare legati all’Europa e ancorati all’euro. Questa è una vittoria per tutta l’Europa», ha affermato Antonis Samaras, leader del partito conservatore Nuova democrazia, appena diffusi i risultati che davano la sua formazione vincente, seppur di pochi punti percentuali, sulla sinistra radicale di Syriza, il cui primo obiettivo era lo stop all’austerità imposta dall’Ue a una Grecia sull’orlo del fallimento. Nuova democrazia rafforza la sua posizione rispetto al voto del 6 maggio che non aveva indicato una chiara maggioranza di governo; grazie a un premio di maggioranza piuttosto consistente e al sostegno dei socialisti del Pasok e, forse, di qualche formazione minore, Samaras potrà formare un esecutivo con solide basi parlamentari.
In realtà in Grecia tutto cambia e nulla cambia. Al governo tornano i partiti che avevano portato il Paese alle soglie del baratro – e Nuova Democrazia ha grandi responsabilità in tal senso -; del resto gli elettori hanno inviato un segnalo chiaro, accettando i pesanti costi sociali finora imposti alla popolazione, e gli altri che dovessero seguire, pur di non isolare la nazione dal resto dell’Europa.
Proprio dall’Europa arrivano i primi commenti di apprezzamento per l’esito della consultazione, gli auspici per la rapida formazione del governo, la promessa di aiuti concreti. «L’Eurogruppo riconosce i notevoli sforzi già compiuti dai cittadini greci ed è convinto che continuare con le riforme di bilancio e strutturali sia la migliore garanzia per superare le attuali sfide economiche e sociali», si sono affrettati a scrivere in una nota congiunta i Paesi aderenti all’euro, ribadendo «l’impegno ad assistere la Grecia nei suoi sforzi per fare fronte alle principali sfide dell’economia». La troika – si annuncia – tornerà ad Atene appena si sarà installato il nuovo governo.
Stesso messaggio giunge da Consiglio e Commissione Ue: «I greci si sono espressi, rispettiamo in pieno la loro scelta democratica e confidiamo che i risultati delle elezioni consentano la rapida formazione di un governo». Da Bruxelles giungono parole convinte: la Grecia si conferma parte integrante dell’Unione europea e di Eurolandia. «Il secondo programma di aggiustamento economico accordato con l’Eurogruppo è la base su cui costruire una ripresa della crescita, della prosperità e per far ripartire l’occupazione nel Paese».
Dichiarazioni del medesimo tono arrivano da quasi tutte le capitale europee, a partire da Berlino, Parigi (dove il presidente Hollande ha rafforzato la sua posizione politica con il secondo turno delle elezioni parlamentari) e Roma, oltre che da Washington e dal Fondo monetario internazionale. E mentre ad Atene si procede verso la formazione della compagine ministeriale, l’attenzione si sposta a Los Cabos. In partenza per il Messico, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione, José Manuel Barroso, hanno affermato: «Ribadiremo ai partner del G20 il nostro impegno a tutelare la stabilità finanziaria e l’integrità della zona euro».
Il vertice delle maggiori potenze economiche del pianeta tratterà soprattutto i temi della crisi economica, le azioni per la crescita, lo sviluppo, la sicurezza alimentare, la crescita verde, il commercio mondiale. «Informeremo i nostri partner di ciò che stiamo facendo per rafforzare e approfondire ulteriormente la nostra unione economica affinché sia commisurata alla nostra unione monetaria», sottolineano i due leader Ue portando lo sguardo avanti sino al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, decisivo in materia. Van Rompuy e Barroso chiederanno al contempo agli altri partner di «riconoscere le proprie responsabilità, dando un forte impulso per riequilibrare l’economia mondiale».