In tredici anni, dal 2001 anno di istituzione del Servizio civile nazionale volontario, fino al 2014 (ultimi dati aggregati disponibili), sono stati messi a bando in Italia 342 mila posti per volontari. La cifra è molto alta, anche se analizzando i flussi anno per anno si scopre che non è stato un percorso stabile: ci sono stati anni “buoni” e anni con poche risorse e con numeri calanti. Ma ora, con l’approvazione al Senato e in attesa del varo definitivo della legge delega sul “terzo settore”, per il Servizio civile in Italia le cose potrebbero decisamente migliorare. Anzitutto perché si parla di Servizio civile “universale” volontario, da estendere al massimo tra tutti i ragazzi e ragazze tra i 18 e i 28 anni che ne facciano richiesta e con l’apertura agli stranieri presenti sul nostro territorio, purché regolari.
L’ambizione è che, in media, dai 20-25 mila giovani all’anno si possa arrivare – secondo gli auspici del Governo – addirittura a 100 mila volontari l’anno dal 2017. Sarebbe un balzo del 300 per cento, forse troppo per gli standard nazionali, ma certamente lodevole come obiettivo. Si sta anche pensando a un Servizio civile europeo, sullo stile degli scambi di studenti con il programma “Erasmus”: l’idea è di consentire nel periodo degli 8-12 mesi di servizio di fare almeno due mesi all’estero. Un primo passo in questa direzione è stata la firma con la Francia di una convenzione, avvenuta nelle scorse settimane.
Di fatto, con la riforma in arrivo il Servizio civile italiano si avvia a crescere esponenzialmente.
Partito una quarantina di anni fa, appoggiandosi all’inizio sulla intuizione di dare vita a un’alternativa al servizio militare armato, ha consentito ai giovani “obiettori” degli inizi di poter “servire la Patria” in altri settori orientati allo sviluppo sociale. Guardando alle cifre odierne, tra nord, centro e sud Italia si nota che, a fronte di richieste per 90-100 mila posti, la disponibilità concreta di progetti finanziati finora è stata – come già detto – alquanto modesta: tra i 15 e i 20-25 mila posti all’anno, con punte di 35-40 mila negli anni migliori. Anche i settori del Servizio civile mostrano alcune tipicità: ad esempio, al nord i volontari sono stati piuttosto equamente distribuiti tra assistenza, educazione culturale, tutela del patrimonio artistico e in misura minore l’ambiente e la protezione civile. Così pure al centro Italia con percentuali tra il 16 e il 25% per ciascuna classe, con una più forte presenza nell’assistenza. Invece al sud si è registrato un balzo fortissimo, quasi doppio in termini assoluti, di volontari dedicati alla protezione civile e all’ambiente. Segno che nel Mezzogiorno c’è consapevolezza di dover sopperire alle carenze statali nella difesa dei territori. Analogamente, se si guardano le cifre dei volontari scomposte per regione, si scopre che Campania, Sicilia, Toscana e Lombardia sono in testa numericamente, seguite da Lazio, Emilia Romagna, Piemonte. Se questi sono i dati salienti del Servizio civile odierno, cosa ne pensano i protagonisti circa la riforma che sta per entrare in vigore?
Secondo Diego Cipriani, responsabile del settore “promozione umana e servizio civile” alla Caritas italiana, benché la riforma in arrivo sia da valutare in maniera sostanzialmente positiva, i fondi disponibili appaiono ancora insufficienti: «I 216 milioni stanziati per quest’anno – afferma – se fossero riproposti nel 2017, permetterebbero di finanziare soltanto 30-35 mila progetti e non i 100 mila ipotizzati dal Governo». La Caritas attualmente ha progetti in corso per un totale di circa 1.100 volontari, dei quali una cinquantina all’estero.
A livello di enti di ispirazione cristiana aderenti al Tesc (Tavolo ecclesiale sul Servizio civile) il totale dei volontari italiani operanti in Paesi in via di sviluppo è di circa 700. Sono invece alcune migliaia quelli operanti in Italia.
Il rimborso mensile per ogni volontario è di 433 euro (per l’estero è previsto un incremento), cifra abbastanza contenuta per sottolineare la componente altruistica del Servizio civile stesso. Inoltre agli enti promotori vengono erogati 90 euro pro capite come contributo per la formazione. «È chiaro che, per aumentare i numeri dei volontari, occorre che lo Stato faccia uno sforzo economico. Inoltre – sottolinea Cipriani – «il Servizio civile per noi rimane un’esperienza formativa della persona, piuttosto che una occasione “lavoristica”. L’obiettivo principale non consiste in un tirocinio lavorativo, ma nell’acquisire capacità relazionali e di servizio alla società».
Il presidente nazionale delle Acli, Gianni Bottalico, auspica «una rapida conclusione dell’intero iter parlamentare» confermando l’impegno associativo all’interno della Conferenza nazionale degli enti di Servizio civile. Esprime inoltre la gratitudine «a coloro che si sono spesi per l’approvazione di un testo che sottolinea il ruolo del servizio civile nel quadro di una “Difesa civile e non armata della Patria”, che definisce in maniera chiara la possibilità di accesso per i giovani stranieri residenti in Italia».
Dalla Focsiv (Federazione organismi cristiani per il servizio internazionale volontario), che attualmente ha circa 230 volontari impegnati tra America Latina e Africa, con qualche presenza anche in Asia ed est Europa, Primo Di Blasio esprime una valutazione positiva sulla riforma in arrivo, sottolineando che «tutta la partita si giocherà sulla predisposizione dei decreti delegati. Da parte nostra daremo tutto il contributo possibile perché si possano realizzare sul serio le cose praticabili». Negli ultimi 15 anni la Federazione ha mobilitato circa duemila volontari all’estero e 500 in Italia.
In particolare, spiega la collega Lucia De Smaele, la Focsiv è parte attiva del progetto tra Italia, Francia e Gran Bretagna denominato “International volunteer opportunity for all”, che consiste in 6 mesi di volontariato di cui 4 all’estero. Si inizierà il 18 aprile e il target italiano è di giovani a basso reddito, iscritti a “Garanzia giovani”: in tutto saranno una cinquantina di cui 12 selezionati da Focsiv per due missioni in Portogallo e Romania sull’educazione di bambini in difficoltà, la cittadinanza attiva e gli stili di vita sostenibili.
Tonino Inchingoli, responsabile del Servizio civile per il Movimento cristiano lavoratori (Mcl), parla di progetti in corso per circa 200 volontari, dei quali 68 al servizio della segreteria tecnica del Giubileo, «tutti giovani molto apprezzati per competenza e disponibilità». Il movimento è impegnato da 7-8 anni a proporre occasioni di servizio e in totale ha mobilitato 600 giovani, dei quali il 30 per cento hanno poi trovato occupazione nelle stesse strutture di servizio interne a Mcl. La valutazione sulla riforma è positiva, perché oltre all’aspetto formativo «il Servizio civile conferma la sua utilità nel diminuire la disoccupazione giovanile».