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Sirio 16 - 22 dicembre 2024
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Vita

Tra i diritti dei bambini c’è quello alla «buona nascita»

A 35 anni dalla Convenzione Onu su infanzia e adolescenza, San Paolo pubblica un libro di Arianna Ciucci in cui l’autrice, con una lunga esperienza ostetrica alle spalle, sottolinea l’importanza di curare il periodo della gestazione e dei primi due anni

di Stefania CECCHETTI

20 Novembre 2024

Compie oggi 35 anni la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, e mai come di questi tempi si ha la sensazione che i bambini abbiano un estremo bisogno di essere tutelati.

Tra i principi-base della carta, ratificata dall’Italia nel 1991, c’è il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino. Un libro appena uscito per San Paolo (La buona nascita. Come scoprirsi genitori giorno per giorno, 207 pagine., 18 euro) aggiunge a questi diritti una sottolineatura originale: il diritto a una «buona nascita». L’autrice, Arianna Ciucci, dopo 26 anni in un grande reparto maternità milanese, è oggi responsabile ostetrica dell’Associazione Gepo, uno spazio di supporto per le mamme e i neonati durante l’allattamento.

Quei “mille giorni” decisivi

«La buona nascita non si riduce esclusivamente al momento del parto, ma è un lungo percorso – spiega Ciucci -. È il cammino della relazione tra i genitori e il bambino, che inizia durante la gravidanza e prosegue per tutto il resto della vita, ma che ha un’intensità particolare in quelli che vengono definiti i “mille giorni”, cioè i nove mesi di gestazione e i primi due anni di vita del bambino. È ormai scientificamente provato che tutto quello che si sperimenta in questa finestra di tempo lascia un imprinting importante per il resto della vita».

Secondo Ciucci è semplice: se nasco bene, proseguirò bene: «Sentirsi subito accettato, accudito, insomma “visto”, è per il neonato un passaggio fondamentale per il benessere e la salute, intesa nel senso ampio a cui ci ha abituato a pensare l’Organizzazione Mondiale della Sanità: non solo salute fisica, ma anche mentale, emotiva, sociale». Ecco, allora, che i primi momenti sono importantissimi. Eppure, spesso, nei reparti maternità degli ospedali ai genitori non è sempre concesso il giusto tempo per viverli: «Le ultime evidenze parlano di zero separation, cioè dell’importanza di permettere il contatto pelle-a-pelle tra mamma e bambino e di lasciare al neonato il tempo per compiere quel miracolo che è il brest crawl, la scalata sul corpo della madre fino al seno. Importantissima anche la pratica del rooming-in, cioè del lasciare il neonato in camera con la mamma tutto il giorno».

Il brest crawl è la dimostrazione lampante di come il neonato venga al mondo già “competente”: «È un soggetto sin dall’inizio, con le proprie necessità che vanno accolte, ascoltate e corrisposte», sottolinea Ciucci. Insomma, il neonato è un soggetto portatore di diritti, come ci ricorda proprio oggi la Convenzione Onu.

Il “mestiere” di genitori

Anche i genitori sono “competenti”, nel senso che hanno già in sé la capacità di ascoltarsi e di ascoltare il neonato per prendere le giuste decisioni, ma sembrano averlo dimenticato: «Gravidanza e parto tendono oggi a essere vissuti delegando molto al personale sanitario», racconta Ciucci. Allo stesso modo «quando arriva il bambino si vorrebbe trovare il prima possibile un manuale di istruzioni che ci dia le soluzioni per far funzionare questo bambino. Dobbiamo uscire completamente da questa logica, dobbiamo rendere i genitori capaci di accudire, di entrare in relazione. In una parola aiutarli a sentirsi capaci di fare la mamma e il papà». Sempre però, ricorda Ciucci, «con la consapevolezza che fare il genitore, essendo un atto umano, porta con sé l’errore, il limite, la difficoltà, l’ambivalenza, talvolta la frustrazione. Oltre naturalmente alla gioia, alla meraviglia, allo stupore e insomma a tutte le cose meravigliose che diventare genitori ci dona».

Dunque, il libro non è un manuale di istruzioni, ma «il racconto di una vita che arriva e che si inserisce in un contesto sociale e familiare, nella storia delle persone che ne sono protagoniste». Ovvero la mamma e il bambino, naturalmente, ma anche il papà: «Alle mamme in attesa dico: datevi il tempo di ascoltare il vostro bambino, fategli sentire che ci siete, perché il dialogo comincia dalla pancia. Ma, soprattutto, confrontatevi con il vostro partner, aiutate anche lui entrare in relazione con questo bimbo già durante la gravidanza», conclude Ciucci.