Unire le forze per contrastare l’abuso dello smartphone da parte dei più piccoli. C’è questa semplice idea alla base dei Patti digitali, un movimento sorto spontaneamente da un’idea di un gruppo di genitori dell’associazione Mec (Media, educazione, comunità) del Friuli Venezia Giulia, a cui sono seguiti gruppi su tutto il territorio nazionale che insieme hanno costituito la rete dei «Patti digitali per un’educazione di comunità all’uso della tecnologia», che è diventata una piattaforma, anche grazie al sostegno dell’Università di Milano-Bicocca e la collaborazione con diverse associazioni, tra cui Aiart Milano (Associazione italiana ascoltatori radio e televisione).
I patti digitali possono essere sottoscritti da qualsiasi comunità: gruppi di famiglie, com’è stato per l’associazione Mec, ma anche scuole, pubbliche amministrazioni, oratori, gruppi scout e qualsiasi realtà locale. Tre i punti cardine: decidere insieme agli altri genitori l’età giusta di accesso ai dispositivi digitali; regole condivise su tempi e luoghi d’uso dello smartphone; la partecipazione delle famiglie a momenti formativi e di scambio di esperienze per accrescere la consapevolezza e migliorare la fruizione dei mezzi digitali in famiglia.
La famiglia dei Patti digitali si allarga velocemente: attualmente sono un centinaio i gruppi esistenti in Italia (e molti altri sono in via di formazione), che si sono dati appuntamento a fine gennaio all’Università Milano Bicocca per il secondo meeting nazionale dei Patti digitali. Il movimento riguarda oltre 6mila famiglie, segno che di regole, in tema di minori e device, si sente il bisogno.
Al centro del meeting di quest’anno, il rapporto con le istituzioni, come spiega Stefania Garassini, presidente di Aiart Milano: «Abbiamo invitato i relatori di proposte di legge su media e minori: Lavinia Mennuni e Marianna Madia, che hanno presentato una proposta di legge per “la tutela dei bambini e degli adolescenti nell’utilizzo degli strumenti digitali”; Devis Dori, che invece ha proposto una legge sul cyberbullismo che va ad integrare quella esistente del 2017; Gilda Sportiello con la sua proposta per disciplinare la presenza online dei cosiddetti “baby influencer”, bambini la cui immagine è di fatto usata per creare profitti». Significativa anche la presenza della vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo, «che ha portato l’esperienza del Comune e delle sue raccomandazioni sull’uso degli strumenti digitali e ha illustrato i motivi della petizione lanciata da Daniele Novara e Alberto Pellai per innalzare a 14 anni il limite per il possesso di uno smartphone e a 16 anni quello per l’uso dei social».
Limiti che hanno comunque una criticità: come farli rispettare? «Certo il problema esiste – ammette Garassini -, per questo il punto è responsabilizzare il mondo adulto. Bisogna capire che non è solo una questione di legge e di divieti, ma di accompagnamento e di comunità. Nel momento in cui i genitori si mettono d’accordo e cercano di capire quali possono essere le regole migliori che si possono dare come famiglia, si innesca un processo virtuoso che poi porta effettivamente a qualche cambiamento reale».
E a proposito di cambiamenti concreti, durante il meeting sono stati ascoltate diverse esperienze sul territorio nazionale, come quella di don Andrea Citterio, sacerdote a Cernusco sul Naviglio: «Don Citterio – spiega Garassini – ha raccontato del percorso educativo avviata con i suoi ragazzi, che ha affrontato, tra i diversi temi, il bisogno di fotografare sempre tutto, mentre l’importante non è la foto, ma di quello che un’esperienza ci lascia dentro. Anche il Vangelo non è la cronaca di quello che ha fatto Gesù, ma il racconto di come ha cambiato la vita delle persone».
Tra le altre novità emerse durante il meeting, il il nuovo decalogo online dei Patti digitali rivolte alle scuole che vogliono aiutare le famiglie ad avviare un percorso verso la gradualità nell’uso dello smartphone. Già, perché anche le scuole possono promuovere Patti digitali, molte già lo fanno, così come i Comuni, tanto che un workshop del meeting è stato dedicato proprio ai Comuni come soggetti promotori e una sezione del sito specifica per i territori sarà presto aperta.