Si discuterà del «lavoro che vogliamo» nella Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre.
In una fase storica in cui «il paradigma del lavoro come “impiego” si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica, è forte la necessità che quel modello di “lavoro degno” affermato dal Magistero sociale della Chiesa e dalla Costituzione italiana trovi un’effettiva attuazione nel rispetto e nella promozione della dignità della persona umana»: questa la riflessione da cui si svilupperà a Cagliari il lavoro dei delegati delle diocesi, a partire dalla denuncia dei problemi dell’oggi – disoccupazione, nuovi diritti e doveri per il lavoratore, trasformazioni imposte dalle nuove tecnologie – per poi raccontare i volti e le storie di chi lavora, valorizzare le buone pratiche già in atto e proporre ai rappresentanti delle istituzioni – a partire dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che interverranno a Cagliari – istanze per un lavoro «libero, creativo, partecipativo e solidale», secondo le parole di papa Francesco nell’Evangelii gaudium.
Il presidente delle Acli milanesi Paolo Petracca – componente della delegazione della Diocesi di Milano – si augura che la riflessione che inizierà a Cagliari possa riportare i temi del lavoro al centro del dibattito delle comunità cristiane. «È un dibattito che ora manca, pur essendo evidenti a tutti le trasformazioni del tessuto lavorativo a cui stiamo assistendo. Del resto dove, se non nella dimensione del lavoro, si può leggere il tema della testimonianza quotidiana del Vangelo, si può vivere il confronto con la Parola, si possono difendere i diritti degli ultimi e non solo, si possono creare forme di collaborazione?». Sul piano pastorale Petracca indica nella Giornata diocesana della Solidarietà e nella tradizionale Veglia per il mondo del lavoro i due momenti da curare e valorizzare a partire dalle riflessioni che nasceranno a Cagliari, mentre tra le istanze che porterà alla Settimana sociale c’è la necessità che «le nostre comunità ingaggino i giovani sui temi del lavoro, dall’orientamento di base alla questione dei diritti. L’inclusione dei giovani a partire dalla riattivazione di chi non studia, né lavora deve essere un’ossessione positiva per tutti gli attori sociali», esorta Petracca, lanciando anche qualche spunto per pensare a nuove iniziative pastorali: «Quanti ragazzi passano dalle scuole di formazione professionale, la maggior parte delle quali sono di ispirazione cattolica?».
Anche questo è un modo di immaginare qualche azione concreta dopo la Settimana sociale, come ha chiesto monsignor Delpini, spiega don Walter Magnoni, responsabile diocesano della Pastorale del Lavoro. Secondo Magnoni, in Diocesi si tratterà poi «di confrontarsi a partire dagli osservatori privilegiati di ciascuna realtà ecclesiale per individuare quali siano le iniziative a sostegno del lavoro su cui concentrare le forze e lavorare ancora meglio in rete».
Il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti porterà a Cagliari l’esperienza ormai decennale del Fondo Famiglia Lavoro, il cui valore, spiega, «non si esaurisce nei contributi economici, ma è soprattutto in quella vicinanza a chi si è trovato in difficoltà resa possibile dalla rete di solidarietà che si è attivata in questi anni». Gualzetti riafferma la necessità di affrontare i problemi «non in termini ideologici», sapendo affiancare per esempio – come già avviene col Fondo – «il sostegno al reddito a quello nella ricerca attiva del lavoro, senza che si lasci sola la persona nel percorso verso l’autonomia».
«Mi aspetto – conclude Giacomo Costa, direttore della rivista di studi dei Gesuiti di Milano Aggiornamenti Sociali, di cui è uscito un numero speciale dedicato alle Settimane sociali – che Cagliari sia per la Chiesa italiana la tappa di un processo, un momento per rafforzare l’attenzione sul lavoro e per riprendere insieme la forza, come Chiesa, di impegnarsi per cercare vie in cui ciascuno abbia un posto nella società, anche nella dimensione lavorativa».