Il 30 dicembre scorso, dopo anni di riforme promesse e inattuate, e grazie al pungolo delIe scadenze imposte dal Pnrr, è entrata in vigore la riforma della giustizia penale e del sistema sanzionatorio, nota come “Riforma Cartabia” (dal nome dell’ex presidente della Corte costituzionale, che da ministro del governo Draghi ha voluto le nuove norme). Il provvedimento porta a compimento l’invito, formulato più di tre decenni fa dal cardinale Carlo Maria Martini, a «pensare a “nuove e più coraggiose” forme di giustizia penale».
Il professor Adolfo Ceretti (tra i principali fautori del dibattito sulla giustizia riparativa in Italia) e l’avvocato Antonella Calcaterra (che con Ceretti ha fatto parte dei gruppi di lavoro ministeriali per la stesura del testo di riforma) saranno i relatori del seminario «Semi di giustizia», che Caritas Ambrosiana – insieme alla Conferenza regionale volontariato giustizia della Lombardia e all’Osservatorio carcere e territorio di Milano – ospiterà nella propria sede milanese di via San Bernardino 4, nel pomeriggio di lunedì 20 febbraio (vedi qui la locandina).
Carcere come extrema ratio
Ceretti e Calcaterra spiegheranno le principali novità (di senso e operative) introdotte dalla riforma. Novità rilevanti, sia sul versante culturale, sia sul versante degli effetti che coinvolgono servizi, enti, operatori e volontari attivi nell’universo penale. Le modifiche vanno infatti nell’auspicata direzione del ridimensionamento della centralità della pena carceraria, in favore di un più ampio ricorso a sanzioni penali “di comunità”, che hanno dimostrato, soprattutto nei casi di reati che prevedono pene brevi, di essere molto più efficaci del carcere nel ridurre il pericolo di recidiva criminale. Un notevole passo avanti, insomma, verso quell’idea di carcere come extrema ratio, tante volte proposta dal cardinale Martini e recentemente ripresa dall’attuale arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
Il nuovo impianto normativo sta cominciando a funzionare, sia in termini organizzativi, sia quanto ai riflessi giurisprudenziali. Introducendo nuove pene sostitutive delle pene detentive brevi, si propone tra l’altro di ridurre il sovraffollamento carcerario e l’intasamento dei tribunali penali. A differenza delle misure alternative, infatti, le nuove pene sostitutive possono essere disposte dal giudice al termine del procedimento penale, senza dover attendere l’esecutività della pena e l’intervento del tribunale di sorveglianza. Rilevante, inoltre, l’introduzione di una disciplina organica in materia di giustizia riparativa, che consente, parallelamente al percorso giudiziario penale, la possibilità di accedere a forme di ricomposizione dei legami sociali e di riparazione dei danni creati dal compimento di un reato.
L’applicazione del nuovo ordinamento, e la sua difesa da tentazioni di retromarcia sempre in agguato, saranno al centro del seminario ospitato da Caritas. Che alle relazioni di Ceretti e Calcaterra aggiungerà una tavola rotonda, con altri qualificati relatori.
Programma e iscrizioni: https://www.caritasambrosiana.it/eventi/convegni/semi-di-giustizia
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