Da Il Segno di gennaio
Un testimone dell’Olocausto si racconta in occasione della Giornata della Memoria (27 gennaio). Pubblichiamo l’incipit dell’articolo
Sami Modiano vede ancora camere a gas e scheletri con il pigiama a righe. Parla con la voce rotta dall’emozione ed è un fiume di ricordi, patrimonio della memoria: «Io sono uscito da quell’inferno e ho una missione: raccontare a tutti ciò che è stato». Sami al telefono sembra uno storico, altre volte invece un nonno che racconta la sua vita al nipote: «Ho avuto la fortuna di nascere a Rodi, un’isola bellissima che all’epoca era provincia italiana. Ero coccolato dalla mia famiglia, c’era la comunità ebraica di circa 2000 persone e altre comunità religiose. Giocavo con tutti ed ero felice».
Sami ha 92 anni e non è più un bambino dal 1938, quando le leggi razziali lo condannarono: «Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo», scrive nel suo libro Per questo ho vissuto, la mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili. Il giorno in cui “perde la sua innocenza” è ancora vivo dopo 85 anni: «Il mio insegnante mi ha chiamato alla cattedra, non dimenticherò mai le sue parole: “Sami Modiano, sei espulso dalla scuola”». Un bambino di otto anni inconsolabile cerca spiegazioni dal padre con il viso coperto di lacrime. «Quando sarai grande capirai Sami – mi disse papà -. La verità è che non capivo allora e non capisco nemmeno oggi».
«Quando parlo non lo faccio solo per gli ebrei. Parlo anche per gli omosessuali, i disabili, rom, politici, tutti quanti. Sono persone che il Padre eterno ha messo al mondo».