«Ho ricordato e continuo a ricordare alle autorità locali che molte persone in Bosnia Erzegovina hanno sperimentato il pane amaro dei rifugiati e dei profughi nella recente guerra. Pertanto, come politici, dovrebbero essere ben consapevoli del dramma che stanno vivendo gli attuali rifugiati in Bosnia Erzegovina». È quanto affermato da monsignor Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka, che interviene così sulla catastrofe umanitaria che stanno vivendo i migranti in Bosnia e Erzegovina.
Una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente sia per il peggioramento delle condizioni meteo, sia per i continui trasferimenti da un campo profughi all’altro, in strutture dove mancano le condizioni minime per una sopravvivenza dignitosa. Inoltre, è appena cominciata la ricostruzione del campo di accoglienza Lipa, andato quasi completamente distrutto qualche giorno fa. L’esercito sta montando le prime tende dove torneranno le 1.200 persone ospitate al momento della chiusura causata dall’incendio. I tentativi di riaprire l’ex campo Bira (nella città di Bihac) o di allestire l’ex caserma in località Bradina (non distante da Sarajevo) da parte delle autorità locali sono falliti per le proteste dei cittadini e delle autorità locali. Alla fine la soluzione trovata è stata la riapertura del campo di Lipa.
«Sappiamo tutti che c’è abbastanza spazio sul territorio della Bosnia Erzegovina perché tutti i migranti, che si trovano attualmente sul territorio del nostro Paese, possano essere assistiti con dignità e umanità finché non si troverà una soluzione efficace per il loro futuro», ammonisce il vescovo che, attraverso l’agenzia di informazione cattolica bosniaca Kta, si appella «a tutti i rappresentanti politici che possono prendere decisioni, di non incolparsi a vicenda per non aver risolto questo problema come hanno fatto finora, ma di lavorare insieme, con l’aiuto materiale della comunità internazionale, per risolvere questa catastrofe umanitaria in modo positivo ed efficace il prima possibile».
La diocesi di Banja Luka lavora attivamente da più di due anni per risolvere efficacemente questa crisi. La Caritas diocesana ha allestito una lavanderia per i migranti nella parrocchia e nella città di Bihać non lontano dal confine con la Croazia, dove sono state lavate decine di tonnellate di biancheria dei migranti che lì arrivano. La Caritas fornisce anche altri tipi di assistenza come vestiti, scarpe, sacchi a pelo, coperte. Iniziative portate aventi dalla Caritas con l’aiuto di vari organismi e istituti religiosi come le suore missionarie di Madre Teresa di Calcutta.