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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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In Belgio

Primo caso di eutanasia su un minore

La notizia è stata riportata dal quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad senza specificare l’età del minore né la malattia. Casi unici ed eccezionali, precisano alla “Commissione di controllo”. Ma ogni vita è unica ed eccezionale

di M. Chiara BIAGIONI

19 Settembre 2016

Tutti sapevano che prima o poi sarebbe successo. Ma forse non si è mai pronti per una notizia così triste. E infatti è uscita sabato mattina presto, nella più assoluta discrezione, provocando però choc ed emozione. Per la prima volta in Belgio un minore ha ricevuto l’eutanasia. A darne per primo l’annuncio è il quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad. «In silenzio e nella discrezione più assoluta – sottolinea il giornale – per la prima volta nel nostro Paese un minorenne è morto per eutanasia». Il quotidiano non dà nessun altro particolare. Insomma, non si sa l’età del minore né la natura del suo male. Viene solo detto che soffriva di una malattia in fase terminale.

Il medico che ha effettuato questa “prima eutanasia su minore” ha consegnato settimana scorsa un rapporto alla “Commissione federale di controllo e valutazione dell’eutanasia”. La notizia del decesso è stata poi confermata dal presidente della Commissione, il professor Wim Distelmans, il quale ha anche precisato che si tratta di un caso «eccezionale e unico» e in quanto tale «riservato a casi disperati». «Il fatto che ci sono voluti due anni mezzo perché fosse riportato un caso – ha quindi aggiunto – ne è la prova. Ci sono fortunatamente pochissimi bambini che prendono in considerazione l’eutanasia, ma ciò non significa che noi dovremmo rifiutare loro il diritto di una morte degna».

L’eutanasia in Belgio è legale dal 2002. Fu una legge approvata nel febbraio del 2014 ad estendere questa possibilità anche ai minori. Il Belgio è diventato così il secondo Paese europeo, dopo i Paesi Bassi, ad autorizzare l’eutanasia ai minori. Mentre però in Olanda si fissa a 12 anni l’età limite per richiedere l’eutanasia, in Belgio il legislatore non ha indicato alcuna età minima del bambino. Afferma solo che i minori che stanno vivendo «sofferenze fisiche insopportabili e inguaribili, in fase terminale», sono ritenuti dal legislatore in grado di “discernimento” e dunque capaci di chiedere per sé l’eutanasia.

La legge passò nonostante sul testo ci fosse stata una convinta opposizione da parte non solo della Chiesa cattolica, ma anche dei maggiori leader delle Chiese cristiane e delle religioni presenti nel Paese. Gli interrogativi che esperti e leader religiosi ponevano erano molti: può un bambino decidere da solo di voler morire? Può avere consapevolezza del suo stato? E, soprattutto, quanto sulla sua decisione di farla finita, può influire il fatto di sentirsi causa di dolore, preoccupazione, peso insopportabile per i suoi genitori e per chi gli sta vicino?

A protestare non è solo il mondo delle religioni, ma anche molti pediatri. In una lettera pubblicata su alcuni media belgi, un gruppo di 38 pediatri chiedeva se davvero fosse così «necessario estendere la legge sull’eutanasia ai minori». E osservava che la maggior parte delle équipe mediche che hanno in cura bambini in fase terminale, a domicilio o in ospedale, «non si sono mai trovate nella loro pratica davanti a una domanda di eutanasia spontanea e volontaria espressa da un minore». Le domande di eutanasia per minori vanno da 0 a 5 richieste per anno in Belgio. Mentre in Olanda, dal 2002 al 2013, e dunque in un lasso di tempo di 11 anni, le richieste di eutanasia per minori di 18 anni sono state appena 5.

I vescovi fin dall’inizio avevano messo in guardia sul pericolo di aprire pericolose derive e l’approvazione dell’eutanasia sui minori ne è una prova. Ora il testo di una legge è diventata realtà. Le pagine scritte da un legislatore hanno toccato l’esistenza di un bambino, dei suoi genitori, dell’entourage medico che li assistevano. Casi unici ed eccezionali, precisano alla “Commissione di controllo”. Ma ogni vita è unica ed eccezionale. E la morte di un minore per eutanasia, benché prevista dalla legge, benché sicuramente frutto di un percorso lungo e doloroso, è e rimane pur sempre una notizia tremendamente triste.