Da Il Segno di dicembre
Diminuisce la propensione alla donazione di sangue nelle fasce più giovani. Secondo l’Avis, a livello nazionale in dieci anni la percentuale di donatori della fascia d’età 18-45 anni è calata dell’11%, passando dal 63% (1.089.510 donatori) al 52% (866.112); sempre all’interno di questa fascia, i donatori sono diminuiti del 24%. Non solo: una recente indagine svolta dall’Avis su un campione di 5.600 adolescenti, ha rilevato che solo il 38% dei ragazzi sarebbe intenzionato a donare al compimento della maggiore età, un dato in flessione di oltre 10 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione risalente a due anni fa. Eppure, poche settimane fa, è bastato che il rapper Fedez ringraziasse pubblicamente i donatori di sangue per averlo aiutato a ristabilirsi durante il suo ultimo ricovero ospedaliero per far schizzare del 130% le visualizzazioni del canale Instagram di Avis Lombardia, che si è ritrovato di colpo 3 mila nuovi followers.
Un impegno che vede in prima linea, tra gli altri, i volontari dell’associazione Dosca (Donatori ospedale San Carlo), collegata all’ospedale milanese dove è stata fondata nel 1997. «Per veicolare un messaggio come quello della donazione è necessario presidiare il territorio, un po’ come fanno i politici in cerca di voti – dice il presidente Edoardo Szego -. La promozione è fondamentale, se non ci fosse difficilmente ci sarebbero donatori di sangue». Basti dire che in Italia ci sono 28 donatori ogni 1.000 abitanti (in Danimarca, per esempio, sono 60), con un indice di donazione di 1,7-1,8 volte all’anno.
Per questo l’associazione Dosca (www.doscasancarlo.it) fa di tutto non solo per cercare nuovi donatori, ma per fidelizzare quelli che già donano: promuove conferenze e incontri nelle scuole, pubblica una rivista con taglio culturale, organizza gite, feste di Natale e concorsi artistici, promuove la partecipazione dei propri donatori più sportivi a tornei di calcio a 7 e a gare podistiche.
Fino agli Settanta, nei locali parrocchiali e nelle mense delle fabbriche le persone facevano addirittura la fila per donare il sangue, sdraiandosi su brandine e lettini da campeggio. Poi, col passare del tempo, le fabbriche hanno chiuso, nelle chiese c’è una partecipazione sempre più ridotta e sono venuti a mancare i volontari che rappresentavano l’Avis a livello locale». L’unico baluardo rimasto a testimonianza di quell’epoca è la parrocchia di San Leonardo Murialdo, al Lorenteggio, dove tuttora il venerdì e il sabato, anche se non tutte le settimane, si può donare il sangue sull’unità mobile dell’Avis.
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