Si è tenuta oggi a Palazzo Borromeo a Roma la presentazione del libro Papi e media. Redazione e ricezione dei documenti di Pio XI e Pio XII su cinema, radio e tv, a cura di monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze sociali della Santa Sede, nonché Presidente della Fondazione Mac e del Centro di ricerca Cast dell’Università UniNettuno.
Il volume (Il Mulino, 232 pagine, 20 euro) ricostruisce i processi redazionali e le fasi di ricezione dei più importanti testi magisteriali promulgati da Pio XI e da Pio XII sui mezzi audiovisivi di massa. L’analisi dell’iter di realizzazione dei documenti e la loro diffusione planetaria fanno emergere l’evoluzione dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media.
Parolin: «Tematiche di grande attualità»
Dopo i saluti di Francesco Di Nitto, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, alla presentazione sono intervenuti il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Parolin (qui il testo integrale) ha sottolineato come il volume ha il pregio di consegnare i frutti di ricerche che non solo ricostruiscono avvenimenti del passato «ma che, al contempo, illuminano tematiche di grande attualità per la missione della Chiesa, imprimendo anche una tensione prospettica per la strada che sarà doveroso seguire nel prossimo futuro».
Dopo aver ricordato la nascita per iniziativa di mons. Viganò della Fondazione “Memorie Audiovisive del Cattolicesimo” – salutata da papa Francesco come un deciso passo nella direzione di una maggiore cura della nostra «memoria per immagini» attraverso un impegno volto «al recupero, la preservazione e la valorizzazione del patrimonio storico audiovisivo e di quello documentale ad esso collegato, relativo al cattolicesimo» -, Parolin ha sottolineato che i contenuti del volume «sembrano utili a delineare soprattutto la storia dell’evoluzione del pensiero della Chiesa sui media» e come «lungo il corso del secolo scorso, il progresso e le svolte tecnologiche sono stati affrontati di volta in volta con la consapevolezza che i nuovi scenari imponevano l’elaborazione di sempre nuove strategie, ma anche con la fiducia e l’entusiasmo nell’accettare la sfida del cambiamento».
Il Cardinale ha poi analizzato l’excursus del volume che parte dall’enciclica «americana» sul cinema Vigilanti cura alla sfida posta alla Chiesa dal diffondersi del mezzo televisivo già nei primi anni Cinquanta: «La strategia di rinnovamento dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso i media risulta abbastanza evidente anche dall’esame del lungo processo che portò alla promulgazione dell’enciclica Miranda prorsus su cinema, radio e televisione, sulla quale monsignor Viganò ha deciso di concentrare le proprie attenzioni».
Nelle sue conclusioni ha osservato come il percorso di maturazione nei confronti dello sviluppo dei media presente nel volume «ebbe una sua rielaborazione compiuta solamente con il pontificato di Giovanni XXIII, durante il quale si diede un definitivo taglio alla relazione con i media ancorata alla strategia della doppia pedagogia in equilibrio tra ammonimento e incoraggiamento e si preparò il campo a un radicale ripensamento del rapporto tra i mezzi di comunicazione di massa e l’azione ecclesiale».
Sangiuliano: «Dai media una sfida alla Chiesa»
Nel suo intervento il ministro Sangiuliano dopo aver proposto una riflessione sul legame tra religione e media richiamando anche l’opera di McLuhan ha osservato come il volume di monsignor Viganò non si limiti a «ricostruire, come da suo esplicito intento, i processi redazionali di alcuni dei più importanti documenti del Magistero pontificio sui media, ma si spinge oltre fornendo un quadro originale su quel complesso di sfide, suggestioni, criticità e sollecitazioni che l’affermarsi dei mass media ha lanciato alla Chiesa e, non di meno, anche a chi si trovava a gestire la Res Publica».
Nelle sue conclusioni il Ministro ha richiamato le parole di Papa Francesco che in una recente intervista, proprio a monsignor Viganò «confermava la necessità di intendere il cinema anche come “un grande strumento di aggregazione” che, soprattutto in tempi difficili della storia nazionale, “ha contribuito in maniera eccezionale a ricostruire il tessuto sociale con tanti momenti aggregativi”». E ancora: «Sempre papa Francesco segnalava la strada da seguire per cercare di imparare dal passato: “Anche oggi –diceva – guardando oltre le difficoltà del momento, il cinema può mantenere questa capacità di aggregazione o, meglio, di costruire comunità. Senza comunione, all’aggregazione manca l’anima”. Mi sembra che, in questo senso, sia soprattutto nostra responsabilità vigilare attentamente e costantemente per fare in modo che rimanga forte questo senso di comunità che è il lievito del vivere da persone e cittadini in società. Questo intento, che appare sempre più un’urgenza che coinvolge gran parte del tessuto sociale del nostro Paese, deve essere perseguito attraverso soprattutto una informazione attenta ed efficace sulle nuove tecnologie e mezzi di comunicazione affinché non diventino, col passare del tempo, gli unici protagonisti delle nostre relazioni e non leghino giovani e meno giovani all’illusione di un mondo dove si è costantemente connessi ma sempre più raramente realmente legati da una comunanza di idee, prospettive e valori».
Un filone di ricerca
A conclusione della presentazione monsignor Viganò ha ricordato come «questa pubblicazione rappresenti l’ultimo frutto di un cantiere di ricerca che da vari anni in Italia, inserendosi con originalità nel filone dei Religion and Media Studies, ha messo al centro della sua analisi i processi storici sui quali si è costruito il complesso rapporto tra cattolicesimo e media nel corso del Novecento. È un percorso di ricerca che per me parte da lontano». Un percorso cui, ha ricordato l’autore, «l’istituzione nel 2020 del centro di ricerca Cast presso l’Università Telematica Internazionale UniNettuno ha dato poi ulteriore impulso a questi filoni di ricerca».
Per monsignor Viganò, infine, la novità dei contributi raccolti all’interno del volume presentato oggi «sta proprio in un nuovo approccio storico-critico con il quale viene gettata ulteriore luce conoscitiva su documenti di estrema importanza per delineare le caratteristiche del filo comune che ha unito il cattolicesimo con il lento, ma costante sviluppo dei mass-media e, al contempo, risulta fondamentale per leggere in profondità i percorsi di maturazione dei testi ponendoli in stretta relazione alle più generali politiche ecclesiastiche e al contesto globale nel quale essi vennero prodotti».