Una riflessione «sulla figura del Papa come sovrano», tema dei suoi studi storici: così L’Osservatore Romano ha ricordato sabato 17 dicembre lo storico Paolo Prodi, scomparso il giorno prima a Bologna a 84 anni.
Nato a Scandiano il 3 ottobre 1932, si era laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore e aveva completato gli studi all’Università di Bonn. Aveva studiato soprattutto la Chiesa nell’età moderna e aveva partecipato all’edizione dei Conciliorum œcumenicorum decreta (1962). Docente nelle Università di Trento, Roma e Bologna, era Accademico dei Lincei. Nel 1965 fu tra i fondatori dell’associazione Il Mulino, dalla quale nacquero la casa editrice e la rivista omonima.
«La conoscenza del cristianesimo moderno – scriveva Prodi (Storia del cristianesimo. Bilanci e questioni aperte, a cura di Giovanni Maria Vian, Libreria editrice vaticana, 2007) – sembra essenziale per evitare che il patrimonio spirituale in cui ancora noi viviamo, dalle chiese cattedrali ai conventi, alla spiritualità ecc. non diventi un peso che ci schiacci, ma un humus in cui fare crescere le nuove realtà». «Ecclesia semper reformanda scriveva sulle orme dei grandi spirituali del Cinquecento Hubert Jedin. Da questo punto di vista – proseguiva Prodi – non credo sia utile il ricorso al perdonismo storico: bisogna comprendere l’umanità della Chiesa nelle sue debolezze concrete, nelle diverse circostanze storiche per affrontare i problemi e le debolezze dell’oggi. Questa presa di coscienza sembra necessaria per affrontare il problema della divisione delle Chiese, frutto della modernità, e che oggi rappresenta uno scandalo intollerabile».