«Onestamente credo che nessuno si aspettasse un attacco così pianificato nei minimi dettagli. Pensavo che potesse accadere qualcosa dopo le provocazioni e violenze cui avevamo assistito nei mesi scorsi. Quanto è accaduto non è una reazione ad una passeggiata sulla Spianata delle Moschee, è qualcosa di altamente organizzato». A parlare da una Gerusalemme completamente vuota è il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton.
Indicazioni alle comunità
«La situazione è molto grave, è stato dichiarato lo Stato di guerra. Nei luoghi dove siamo dislocati sappiamo di essere al momento al sicuro, ma dobbiamo essere prudenti e attenti a ogni possibile evoluzione della situazione. Il rischio di un allargamento del conflitto, esteso anche ai Territori palestinesi della Cisgiordania è reale e bisogna essere molto prudenti e pazienti», spiega il francescano.
La Custodia sin dal giorno dell’attacco, il 7 ottobre, sta dando indicazioni precise ai propri frati perché si muovano con accortezza, visto il momento delicato. Quindi «restare nei conventi» o spostarsi «solo se necessario per studio o lavoro».
La Custodia fa notare che le disposizioni restrittive disposte dalle Autorità di Israele, con lo Stato di guerra, «sono valide nel territorio della Custodia, dunque a Giaffa, Ramleh e Gerusalemme (incluse Beit Hanina e Ein Karem)». Sono state rimandate a data da destinarsi le celebrazioni di accoglienza in diocesi al patriarca latino e neo cardinale, Pierbattista Pizzaballa, in programma in questi giorni.
Moderazione e preghiera
L’attacco di Hamas ha suscitato manifestazioni di sostegno anche in tante città della Cisgiordania, dove la Custodia ha diverse parrocchie e santuari. Chiara l’indicazione del Custode: «In questo momento stiamo cercando di tenere le nostre parrocchie fuori dalle beghe politiche, come sempre facciamo in questi casi. Ci sono manifestazioni a sostegno di Hamas, come si possono vedere sui canali televisivi e sui social, ma l’indicazione è non lasciarsi tirare dentro perché non siamo qui per questo. L’invito è sempre alla moderazione e alla preghiera. Quando ci sono situazioni di conflitto i cristiani sono sempre la parte più debole. Di fatto dopo ogni guerra accade spesso che un buon numero di cristiani emigri all’estero».
Santuari aperti
Il pensiero di padre Patton va ai pellegrini che sono ancora in Terra Santa: «Per permettere loro di condurre l’esperienza spirituale nel migliore dei modi abbiamo deciso di lasciare i santuari aperti così che possono visitarli e pregarvi all’interno. Non sappiamo quanti gruppi ci sono attualmente, qualcuno si trova a Betlemme, altri nella Galilea, a Nazaret. Non appena sarà possibile faranno ritorno in Italia».
Le prospettive ad oggi non sono rosee: «Temo che con questo attacco, torneremo a stare da soli con i fedeli locali per diverso tempo. Da parte mia ho anche detto che non è prudente organizzare pellegrinaggi. Quando sarà di nuovo sicuro farlo allora daremo notizia e inviteremo le Chiese a ritornare. Siamo in ottobre, Mese del Rosario: chiedo a tutti di pregare per questa Terra dilaniata».