Il 15 maggio l’Italia avrà terminato le risorse rinnovabili per il 2023. Lo ricorda Global Footprint Network, il centro studi indipendente che calcola il giorno in cui si esaurisce ciò che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un anno solare.
La data è frutto di un calcolo basato su due fattori. Il primo è l’ecological footprint, la cosiddetta impronta ecologica. Il termine indica la produzione naturale necessaria a soddisfare le esigenze umane. Al primo indicatore va aggiunta la biocapacità, cioè quanto gli ecosistemi sono in grado di riprodurre delle risorse sottratte, come per esempio la depurazione dell’aria, dell’acqua e l’assorbimento del carbonio nell’atmosfera.
Quando tra i due parametri prevale l’impronta ecologica, l’umanità prosegue il resto dell’anno in deficit di risorse, e da quel momento scatta l’Overshoot Day. Per rendere chiaro il concetto, Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, un’associazione cattolica per la formazione dei giornalisti che scrivono di ambiente, paragona il termine con le finanze personali: «Pensate al vostro patrimonio. Chi vive in linea con il reddito l’anno successivo avrà identiche possibilità economiche. Chi invece spende oltre le proprie disponibilità si impoverisce, e se non sta attento rimarrà con nulla in mano. Lo stesso accade all’umanità quando brucia le risorse del pianeta. La vera ricchezza infatti è la produttività degli ecosistemi, che garantiscono la vita su questo pianeta, sia come stabilità del clima, produzione di cibo o acque pulite. Oggi l’economia si basa invece su valori che sono anche virtuali, che non tengono conto del depauperamento dell’ecosistema».
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