«Chi ha responsabilità istituzionali e coloro che hanno a cuore la tutela e la promozione della vita, sin dalle sue stagioni più fragili, devono chiedersi se si faccia abbastanza per raggiungere coppie e genitori che vivono in condizioni di marginalità urbana e sociale, al fine di includerli nei circuiti di cura e tutela». Così Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, commenta la vicenda del neonato abbandonato di fronte a un appartamento nel quartiere Giambellino di Milano.
«La strada e i caseggiati che sono stati teatro dell’abbandono sono luoghi di “ritirata” delle istituzioni e di acuto disagio sociale: non sorprende, ma inquieta, che un padre, o una madre, o una coppia in difficoltà per la nascita di un figlio decidano di non rivolgersi a soggetti che potrebbero dare loro un aiuto decisivo ed effettivo (i tanti servizi istituzionali, sociali, ecclesiali che comunque punteggiano il quartiere) e abbandonino la nuova vita davanti alla porta di una casa che ospita una famiglia verosimilmente della stessa estrazione culturale, probabilmente intesa come l’unica forma di vicinanza raggiungibile e interpellabile. Dobbiamo fare di più tutti – prosegue Gualzetti -, per rafforzare e rendere capillare la trama dell’ascolto, dell’accesso, dell’inclusione e dell’integrazione, estendendola anche a coloro che vivono in condizioni di marginalità, semi-legalità, irregolarità».
E proprio a questo proposito aggiunge: «Molti centri d’ascolto Caritas, a cominciare da quello dell’attivissima parrocchia che opera nel quartiere in questione, offrono un robusto aiuto a genitori in difficoltà. Molti collaborano stabilmente con i Centri d’aiuto alla vita, orientando a essi nella fase della vita nascente, prendendo in carico le famiglie quando il lavoro dei Cav termina, integrando l’azione dei Cav con aiuti sociali di varia natura. Ma accadimenti come questo ci confermano nella necessità di continuare a investire energie anche in forme ulteriori di supporto a minori e famiglie che vivono situazioni problematiche».
Proprio pochi giorni fa, sabato 3 febbraio, Anania, lo Sportello di Caritas e diocesi ambrosiana per l’affido e l’adozione, ha organizzato un convegno sul tema della speranza come condizione di pratiche di accoglienza (leggi qui): «In una delicata fase storica come l’attuale, sono pochi i cittadini che decidono di rendersi disponibili a percorsi di affido e adozione. Tutti insieme, istituzioni e soggetti sociali ed ecclesiali, dobbiamo fare ancora di più per incentivare la cultura e sostenere le esperienze di apertura della propria famiglia. Non si tratta di soluzioni facili, o alla portata di tutti. Ma devono diventare proposte praticabili da molti».
«Abbiamo bisogno di speranza che si fa accoglienza – conclude Gualzetti -: se ne gioverebbe chi, relegato ai margini della città, si sente costretto a gesti estremi, di abbandono, in qualche modo inumani, ma se ne gioverebbe anche l’intera comunità, che ha sete di ringiovanirsi nella fraternità, oltre il ripiegamento sulle proprie inquietudini».