«Dispiace che il tema della sicurezza venga accostato al tema dei migranti, quasi che la colpa della mancanza di sicurezza sia la loro». Con queste parole il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, ha risposto alle domande dei giornalisti, nel corso della conferenza stampa a chiusura del Consiglio episcopale permanente. «Mi sembra un po’ eccessivo, un’esagerazione – ha commentato Russo -. Come se la questione della sicurezza dipendesse dal modo in cui si gestisce la questione dei migranti… Non si può ricondurre il problema della non sicurezza ai migranti: è proprio sbagliato».
«È importante il superamento dei luoghi comuni, delle risposte frettolose e dei richiami gridati», ha sottolineato inoltre riferendosi al dibattito tra i Vescovi e agli echi della prolusione del cardinale Bassetti: «La Chiesa italiana ascolta il grido dei migranti, è impegnata da sempre a farsi prossima in queste situazioni». Interpellato sugli appelli di alcuni vescovi all’«obiezione di coscienza» sul ddl Salvini, Russo ha commentato: «Non mi sembra si possa parlare di obiezione di coscienza da parte della Chiesa. I Vescovi sono molto attenti al discorso sulla sicurezza».
«Non limitarsi a rincorrere l’attualità, ma affrontarla con lo sguardo di Pastori, animati dalla responsabilità di assicurare il contributo dell’esperienza cristiana, quindi dell’annuncio e della testimonianza evangelica»: parte da questa consapevolezza il comunicato finale del Consiglio episcopale permanente della Cei (in allegato il testo integrale), che ha ripreso e approfondito l’introduzione proposta dal presidente, cardinale Gualtiero Bassetti, in apertura dei lavori. È stato condiviso «il richiamo a un metodo, che – a partire da un’idea forte e da luoghi di elaborazione culturale, discernimento e verifica – aiuti ad affrontare una stagione segnata da smarrimento e confusione. La finalità di tale metodo ha a che fare con il superamento dei luoghi comuni, delle risposte frettolose, dei richiami gridati, del linguaggio incattivito. Condizione della sua riuscita è il ritorno a un fondamento spirituale, in particolare a quel respiro biblico di cui Papa Francesco non cessa di essere interprete e che consente di coinvolgersi appieno nella realtà, arrivando anche a denunciarne le storpiature».
L’analisi dei Vescovi «ha dato voce alla domanda di vita che sale dalla gente: è domanda di opportunità per i giovani, di lavoro, di accesso ai servizi e alle cure sanitarie, di qualità ambientale. Ancora, è domanda di superamento delle condizioni di sofferenza, legate all’usura, alla sopraffazione mafiosa, alla dipendenza dal gioco e da Internet. Infine, è domanda di accoglienza, incarnata soprattutto dai migranti: oggi rappresentano un dramma umanitario, dal quale la Chiesa si sente interpellata in modo inderogabile nella sua coscienza e nella sua missione». Il Consiglio permanente ha ribadito «il rifiuto di parole e atteggiamenti di esclusione, che considerano l’altro come un pericolo o una minaccia» e «ha ricordato la necessità di far viaggiare l’accoglienza con l’integrazione». D’altra parte, i vescovi hanno rilanciato «il loro impegno per sollecitare una risposta concreta ed equa da parte dell’Unione europea».
Altro tema ampiamente condiviso, «l’urgenza di una proposta formativa, che abbia a cuore la città e il bene comune». In questa prospettiva «anche le prossime elezione europee sono viste come un’opportunità per favorire una partecipazione consapevole e responsabile».