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Speciale

Venti di guerra sulla Terra Santa

Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Testimonianza

Medio Oriente, il silenzio dei potenti della Terra

Padre Ibrahim Faltas, vicario custodiale della Custodia di Terra Santa, punta l’indice contro i Grandi che «parlano, analizzano e consigliano», ma non intervengono per porre fine a questa guerra

di padre Ibrahim FALTAS Vicario custodiale della Custodia di Terra Santa

23 Ottobre 2023
Foto Ansa / Sir

Ancora morti innocenti, ancora sofferenze del corpo e dell’anima, ancora voci inascoltate. Quando si fermeranno le armi? Chi sta usando l’arma del dialogo e della Pace?

In questi giorni abbiamo visto arrivare e ripartire governanti, leader e personaggi importanti, che analizzano, consigliano, parteggiano, ma purtroppo tacciono e non intervengono per porre fine a questa guerra. È giunto il momento per tutti i potenti, che hanno un ruolo importante, di far cessare il fuoco, di far deporre le armi, di tirare fuori il coraggio di uomini che siano degni dell’importante ruolo che rivestono.

Purtroppo le nostre speranze sono state deluse perché non abbiamo sentito voci che chiedono il rispetto della vita umana, non abbiamo sentito implorare con forza la pace. Solo da papa Francesco abbiamo udito parole forti, equilibrate e portatrici di verità. Perché i suoi appelli non ricevono ancora una risposta concreta? Perché il suo affermare con forza che la guerra è una sconfitta per l’umanità non spinge a comprendere che bisogna bloccare questa spirale di violenza?

Sono certo che, se potesse, papa Francesco verrebbe di persona a parlare ai cuori dei governanti, verrebbe a fermare le mani armate, verrebbe a portare una carezza ai bambini oltraggiati e indifesi. Noi, uomini di buona volontà, abbiamo solo il potere di parole e di azioni in difesa della vita. Tutti avremo sulla coscienza e dovremo rispondere a Dio e alla Storia di tanti innocenti morti, perché non siamo stati capaci di difendere il bene prezioso di ogni singola vita umana.

Sono arrivati in questi giorni in Terra Santa molti giornalisti e televisioni a documentare la brutalità della guerra. Anche i media possono fare molto in questo momento storico. La comunicazione è fondamentale: vogliamo un’informazione corretta, che non dia notizie non verificate che poi diventano strumenti di incitamento all’odio. Ciò è dannoso e non aiuta a salvare vite umane.

L’obiettivo primario per tutti deve essere solo di fermare questa guerra, per il bene dell’umanità intera, la coscienza di ognuno si risvegli per porre fine a questa disumanità che sta colpendo tante vite, e che rischia di coinvolgere il mondo.

Facciamoci tutti strumenti di Pace perché non vogliamo la guerra.

 

L'appello del Sae

Il Segretariato Attività Ecumeniche, riunitosi in assemblea, condivide il dolore di tante persone innocenti in Medio Oriente, unendosi alle molte voci a favore della pace: «In questo periodo storico segnato da molte guerre, desideriamo esprimere il nostro dolore e la nostra vicinanza a israeliani e palestinesi, colpiti in queste settimane dalla feroce brutalità del terrorismo e dall’escalation del conflitto che da troppi anni coinvolge i due popoli. Sono dinanzi ai nostri occhi le sofferenze delle vittime della sopraffazione, della violenza e dell’ingiustizia che hanno investito e investono abitanti della striscia di Gaza e cittadini di Israele.
Ci fanno paura e denunciamo con forza l’antisemitismo e l’islamofobia che questa tragedia sta rinfocolando in Europa e in America. Israeliani e palestinesi, musulmani, ebrei e cristiani stanno pagando un prezzo altissimo a inaccettabili dinamiche di odio.
Preghiamo il Dio di Abramo perché il dialogo – della cui forza siamo tenacemente convinti - conduca a una convivenza possibile in giustizia e pace, nel reciproco riconoscimento dell’altrui esistenza. Chiediamo con decisione a tutti coloro che ne hanno la possibilità di operare responsabilmente per il superamento della crisi e per la costruzione di un assetto che permetta una vita dignitosa per tutti e per tutte».