Tutto comincia alle 3,36 del 24 agosto, quando una prima scossa magnitudo 6.0, colpisce il Centro Italia, devastando una serie di località tra Lazio, Umbria e Marche: Amatrice e Accumoli, in provincia di Rieti, Arquata e Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Una seconda di magnitudo 5.4 si registra alle 4,33 con epicentro tra Norcia (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Le scosse vengono avvertite a molti chilometri di distanza, dal litorale romagnolo fino a Roma e oltre. Secondo la Rete sismica nazionale, sono seguite altre duemila scosse, di diversa intensità. Una conta che fa il paio con quella ancora più drammatica e tragica delle vittime e dei feriti: il bilancio, ancora provvisorio, parla di 292 morti, di questi 231 ad Amatrice, 11 ad Accumoli e 50 ad Arquata del Tronto. Ma si scava ancora alla ricerca dei dispersi.
Nei campi prontamente allestiti dalla Protezione civile, posti nei pressi delle zone colpite, la disperazione e il dolore si fondono con la speranza e la forza di chi è scampato alle scosse ma ha perso tutto. Amatrice, con le sue 68 frazioni, e gli altri centri colpiti sono quasi totalmente distrutti, Accumoli, praticamente cancellato.
«Non vi lasceremo soli» ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, agli sfollati – in totale sono circa 2900 – incontrati alle tendopoli di Amatrice e Accumoli il 27 agosto, prima di recarsi in elicottero ad Ascoli Piceno per partecipare ai funerali delle vittime marchigiane del sisma. Con lui i sindaci dei centri colpiti e le massime cariche dello Stato, il premier Matteo Renzi con la moglie Agnese Landini e i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso.
In un briefing con la Protezione civile e il premier Renzi è stato deciso di ripartire costruendo prima le frazioni e poi il comune di Amatrice. Doppia la strategia del Governo: un piano per la ricostruzione post-terremoto, con l’incarico affidato a Vasco Errani, scelto per l’esperienza maturata come commissario per il sisma dell’Emilia 2012 e un piano di prevenzione pluriennale denominato “Casa Italia”.
Ma c’è da ricostruire anche l’identità e il morale delle persone che oltre alla casa hanno perso familiari e amici. E qui la Chiesa italiana ha voluto essere presente attraverso il suo Segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e i vescovi di Rieti, monsignor Domenico Pompili, e di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, tra i primi ad accorrere dopo il sisma e da quel momento sempre in mezzo ai loro fedeli. «Ciò che colpisce è l’unità d’intenti tra le istituzioni e la Chiesa – ha detto il Segretario generale della Cei visitando Amatrice -. Tutti stanno facendo la loro parte: è il momento di stare uniti ed evitare protagonismi dannosi. Ciascuno, per la sua parte e per le sue competenze, si sta dando da fare per alleviare i bisogni e le sofferenze di questa gente tremendamente colpita. È bello vedere questa risposta che sta arrivando, ma dobbiamo continuare a lavorare tutti uniti». A dare ulteriore concretezza a queste parole è stato il direttore di Caritas italiana, don Francesco Soddu, che in una riunione in vescovado, a Rieti, ha messo a punto una serie di iniziative a sostegno della ricostruzione. Anche papa Francesco ha voluto incoraggiare le popolazioni colpite annunciando, all’Angelus di domenica 28 agosto, un suo prossimo viaggio nelle zone martoriate dal sisma: «Cari fratelli e sorelle, appena possibile anch’io spero di venire a trovarvi, per portarvi di persona il conforto della fede e il sostegno della speranza cristiana. Desidero rinnovare la mia vicinanza spirituale agli abitanti del Lazio, delle Marche e dell’Umbria, duramente colpiti dal terremoto di questi giorni e penso in particolare alla gente di Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, Norcia». La data della visita, di una giornata, potrebbe essere compresa fra ottobre e Natale.
Fra pochi giorni riprenderanno le scuole e consentire agli alunni di tornare tra i banchi in strutture adeguate sarebbe un primo forte segnale alle comunità locali così tanto provate. Ricostruire «mantenendo intatta la tradizione e le radici» è l’auspicio delle autorità nazionali e locali che sono chiamate anche ad appurare eventuali responsabilità sui crolli. «Quanto è accaduto non può essere considerato solo frutto della fatalità» ha sottolineato, infatti, il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva, avviando le indagini che serviranno anche a fare luce sul cedimento di edifici pubblici di recente ristrutturazione, come la scuola “Romolo Capranica” di Amatrice. I magistrati pensano a una verifica “mirata” su alcuni dei 115 edifici caduti, tra i quali il campanile di Accumoli, che pur restaurato per tre volte non ha resistito alla scossa, travolgendo un’intera famiglia composta da padre, madre e due bambini, uno dei quali di pochi mesi. Anche la Procura di Ascoli ha aperto un fascicolo di inchiesta.