Ogni sette bambini che frequentano la scuola dell’obbligo ce n’è uno che porta i sintomi della disaffezione scolastica. È quanto confermano i primi dati dell’Indagine sul Benessere Scolastico condotta da Mani Tese e Giunti Psycometrics in cinque regioni italiane. L’indagine è stata realizzata nell’ambito di “Piccoli che Valgono!”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, promosso da Mani Tese insieme ad altri partner.
L’indagine ha riguardato 1.277 bambini tra i 9 e i 13 anni, che hanno risposto individualmente (senza mediazioni da parte dei genitori e dei docenti) a 31 domande studiate dagli esperti di Giunti Psychometrics assieme a Stefano Taddei e Bastianina Contena, docenti presso l’Università degli studi di Firenze, per valutare la percezione degli studenti rispetto ai fattori del disagio scolastico: lo stile genitoriale, l’atteggiamento e la fiducia degli adulti nello studio, le emozioni che emergono dalle relazioni all’interno della scuola, l’engagement scolastico, la discriminazione, il benessere fisico, i tentativi di evitamento, il contesto extrascolastico e l’appropriazione degli spazi.
L’abbandono scolastico in Italia
Gli ultimi dati Eurostat (2019) mostrano come, nonostante i progressi, l’Italia continui a collocarsi negli ultimi posti in Europa quando si considera il tasso di abbandono scolastico con un preoccupante incremento verificatosi nel 2018 in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi anni (dal 14% al 14.5%).
A questo si aggiungono i preoccupanti dati relativi all’abbandono scolastico implicito, ovvero a quella non trascurabile percentuale di persone (circa il 7%) che, pur andando a scuola e conseguendo i titoli di studio, non acquisisce le competenze richieste (Ricci, 2019) come evidenziabile dai risultati delle recenti prove Invalsi (2019).
I risultati dell’indagine
Il risultato che emerge con più evidenza è una sorta di costante fissa del disagio, che riguarda una fascia di minori in una percentuale che si attesta sempre intorno al 15%.
«È la regola del settimo nano – dichiara Giacomo Petitti, responsabile Educazione e Formazione di Mani Tese – circa un bambino su sette manifesta un malessere fin dagli ultimi anni della scuola elementare che, se non intercettato per tempo, può facilmente trasformarsi in dispersione e contribuire alle ragioni dell’abbandono, su cui l’Italia continua a mostrare valori preoccupanti rispetto alla media europea».
Il 13% degli intervistati dell’indagine percepisce i genitori come non supportivi perché rimproverano sempre (4,9%), lasciano fare ai bambini tutto ciò che vogliono (5,3%) o più semplicemente si fanno gli affari loro (2,9%). Una percentuale analoga si ritrova nelle emozioni provate a scuola. A fronte di una maggioranza che prova stati emotivi positivi o neutri, il 15% degli studenti dichiara sentimenti negativi come rabbia, paura, tristezza e disperazione nel rapporto con gli insegnanti. La scuola in generale suscita emozioni negative nel 20% dei partecipanti, con un significativo aumento nel passaggio tra la primaria e la secondaria di primo grado. Il malessere si evidenzia anche attraverso le strategie di evitamento (al 15% capita di chiedere ai genitori di essere tenuto a casa da scuola) e le relazioni tra pari (il 9% non ha o ha pochissimi amici nel contesto scolastico). Se guardiamo al contesto extrascolastico le cose non migliorano. La percentuale di minori che fuori dalla scuola dichiarano di non provare stimoli piacevoli è, manco a dirlo, del 15%.
Questi dati sembrano essere in correlazione con la motivazione allo studio, da cui emerge che circa la metà degli intervistati dice di avere poco o nessun interesse per lo studio e, cosa ancor più allarmante trattandosi di una fascia di età tra i 9 e i 13 anni, dichiara di non essere particolarmente interessata ad imparare cose nuove.
Un dato positivo riguarda la fiducia negli adulti. Il 95% degli intervistati dichiara di fidarsi molto o moltissimo degli insegnanti e dei genitori, un numero quasi assoluto che indica una strada chiara per ridurre il disagio.
«Quanto è ricambiata questa fiducia? – prosegue Petitti -. Come è possibile valorizzarne il potenziale positivo e trasformarla, con il passaggio all’adolescenza, in fiducia in sé stessi? Gli insegnanti, i genitori e le figure che svolgono un ruolo educativo devono farsi corresponsabili di un patto educativo per restituire il più possibile ai bambini quella fiducia che è stata loro accordata, e farla diventare una risorsa. La scommessa, non solo della scuola ma dell’intera comunità educante, è tenerli tutti saldamente nel percorso scolastico. Anche quei ‘settimi nani’ che meritano di poter sfruttare fino in fondo l’occasione di apprendere, utilizzando il massimo delle loro capacità».
Il progetto
Piccoli che Valgono! intende promuovere azioni efficaci per contrastare il disagio minorile scolastico e per prevenire le cause di dispersione e abbandono agendo, in particolare, nella fase di passaggio tra il ciclo della scuola primaria e quello della secondaria (fascia di età 9-14 anni) attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità educante, in primis le scuole.
Quattro gli ambiti di intervento: la vulnerabilità dei minori, la fluidità nel passaggio tra il ciclo della primaria e quello della secondaria, l’impreparazione della comunità educante e l’anonimato degli spazi educativi.
Le sperimentazioni previste dal progetto contribuiranno all’elaborazione di una metodologia replicabile sul piano nazionale per contrastare l’aumento della povertà educativa in Italia.
Il progetto, della durata di tre anni, è promosso da Mani Tese in collaborazione con CIAI, Il Timone, Coop. Sociale Cellarius, Faber City, Centro Studi Villa Montesca, Giunti Psychometrics, Guardavanti, Lama Development And Cooperation Agency, Università Bicocca, Università Ca’ Foscari, le scuole e i comuni di 5 regioni italiane.
È stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD.