Siamo in un tempo molto dispersivo e pieno di occasioni, nel quale i punti di riferimento per prendersi cura dei propri figli non sono chiari. Tutto viene messo in discussione e un genitore fa fatica a fidarsi. Fortunatamente crescono la paternità responsabile e la sensibilità a condividere i compiti di gestione familiare.
Il dibattito sull’importanza di vaccinare i bambini è un caso di come si sovrappongono e si diffondono voci autorevoli e professionali mischiate a opinioni di pseudo-esperti “fai da te”. Dentro quel “bailamme” mediatico dovranno poi districarsi papà e mamma per discernere il bene per il proprio bambino.
Oggi per accudire c’è bisogno di preparazione.
C’è poi la difficoltà di educare, cioè di proporre uno stile per poter assaporare la propria vita. Un compito che richiede un’applicazione continua e una capacità comunicativa che non si limita alle parole, ma è composta di gesti, di abitudini familiari, di attenzioni, di comportamenti. Per saper scegliere e saper orientare ai genitori serve tempo. E proprio il tempo è la risorsa più scarsa a loro disposizione.
Una ricerca negli Usa descrive i genitori di oggi «stressati, affaticati e di corsa». La difficoltà maggiore denunciata dagli intervistati è la possibilità di bilanciare i tempi di vita e quelli dedicati al lavoro. A farne le spese è soprattutto la relazione con i figli. Non è solo questione di assegni familiari o di servizi dopo scuola, senz’altro utili, si tratta di comprendere l’importanza della qualità dei momenti dedicati alla genitorialità.
Il problema più grande ce l’hanno le coppie dove entrambi lavorano. Tra loro il 56% dichiara che è difficile trovare un equilibrio nei tempi; il 39% delle mamme e il 50% dei papà affermano di trascorrere troppo poco tempo con i figli. Un particolare importante che emerge dalla ricerca è che le persone con un più alto titolo di studio sono quelle che sentono maggiormente la difficoltà: arrivano al 65% contro il 49% dei non laureati.
Negli Stati Uniti si riscontra poi un ulteriore problema: è duro fare carriera per il 41% delle mamme e il 20% dei papà, una discriminazione sul luogo di lavoro che come in Italia colpisce più le donne, ma coinvolge anche i genitori maschi.