Lavoro e giovani, sviluppo e solidarietà: sono le parole che si sentono un po’ dovunque nei discorsi dei politici, nei dibattiti televisivi, sui giornali, nei blog. Sembra che un po’ tutta la società sia pervasa dal timore di non farcela a offrire a tutti i suoi membri quelle opportunità di un lavoro stabile e retribuito che sono alla base di una vita sociale prospera.
L’Istat (Istituto centrale di statistica) parla di 6,5 milioni di persone che, in Italia, «vorrebbero lavorare» e purtroppo oggi non ci riescono, se non occasionalmente con lavoretti saltuari, marginali o con i voucher. Tale cifra, davvero “pesante” rispetto ai 60,6 milioni di abitanti, è il risultato della somma dei disoccupati ufficiali (2 milioni 987mila) e degli oltre 3,5 milioni di altri cittadini, di tutte le età, che fanno parte delle cosiddette forze di lavoro potenziali.
Si tratta di uomini, ma soprattutto donne e giovani che, per varie ragioni, sono fuori dai circuiti lavorativi, che spesso non cercano più perché rassegnati, o per mancanza di concrete opportunità nei propri territori. Una situazione quindi quanto mai grave, sulla quale sono intervenute tra Natale e l’avvio del nuovo anno le voci di papa Francesco e del presidente Sergio Mattarella. Entrambi hanno parlato dell’esclusione di larghe fasce di giovani dal lavoro, del loro quasi obbligato destino di “migranti” verso i Paesi del Nord Europa, della povertà di larghe fasce del Paese, specie nelle regioni meridionali. È soprattutto in quelle terre che si concentrano i 4,6 milioni di persone considerate statisticamente in condizione di povertà. È lecito quindi interrogarsi all’inizio del nuovo anno su cosa potrà avvenire in Italia, perché questa tendenza negativa si riduca e riprenda a salire, con la “ripresa” economica, la tanto agognata occupazione.
La Chiesa italiana verso la Settimana sociale
L’anno che si è aperto da poco sarà segnato, intanto, da un particolare impegno da parte della Chiesa italiana sui temi lavorativi. Dopo il 6° Festival della dottrina sociale della Chiesa (tenuto a Verona dal 24 al 27 novembre 2016) sono in arrivo tre appuntamenti molto significativi: il convegno “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?” in programma a Napoli nei giorni 8-9 febbraio 2017; il seminario nazionale dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Cei a Firenze (23-25 febbraio 2017); e il convegno nazionale di “Retinopera” su “Il senso del lavoro oggi. Famiglia, giovani, generazioni a confronto sul presente e sul futuro del lavoro” (Roma, 13 maggio 2017). Tutto questo farà da preparazione all’appuntamento centrale dell’anno, costituito dalla 48ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017, sul tema “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”. Spiega mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei: «Come Chiesa italiana non possiamo non far tesoro delle parole di papa Francesco che, ad esempio nella Laudato sì’ al numero127, richiama l’importanza che è sempre l’essere umano il vero “attore” responsabile del proprio miglioramento materiale, morale e spirituale. Ciò non significa che politiche sociali tempestive e innovative non possano contribuire a migliorare il contesto lavorativo, anzi. Però il problema non è solo “creare posti di lavoro” a tavolino, ma favorire una corresponsabilità di quanti sono coinvolti in questo sforzo di rilancio sociale e occupazionale».
«Quando si vuole i soldi si trovano»
Intervenendo nel dibattito in vista del referendum sui voucher e il Jobs Act (per i quali si attende l’11 gennaio la decisione della Corte costituzionale) il presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, nota che «il Paese langue, bloccato da una politica ormai perennemente distratta dalla voglia di elezioni anticipate e da polemiche inutili e strumentali, che ne impediscono la crescita: tutto questo mentre lavoro e lotta alla povertà rimangono le vere priorità del Paese».
«Dicono che il problema sono i pochi soldi? Ebbene – prosegue Costalli – la realtà che abbiamo tutti davanti agli occhi dimostra invece che, quando si vuole, i soldi si trovano eccome, e pure a tempo di record, come avvenuto per il decreto salva Monte Paschi». Come ricetta propone «politiche che creino vero sviluppo, non iniziative una tantum di tipo assistenziale. Serve liberare la società dai mille lacci e lacciuoli che ne impediscono un sano e deciso sviluppo: occorre liberare il potenziale del Paese, finora frenato da una burocrazia insostenibile, da un sistema del credito che ha perso il contatto con le realtà imprenditoriali di piccola e media dimensione, che sono da sempre la vera ricchezza produttiva italiana, e a maggior ragione quando si tratti di attività imprenditoriali avviate dai giovani».
«Mettere la povertà al centro delle politiche»
Dal canto loro, le Acli sottolineano l’importanza e il ruolo dell’“Alleanza contro la povertà”, formata da 37 organizzazioni nazionali, da tempo impegnata per promuovere la legge delega di introduzione del Reddito d’inclusione (Rei) e predisporre il Piano nazionale contro la povertà.
L’Associazione fa notare come all’inizio della crisi le persone considerate in condizione di povertà assoluta in Italia siano aumentate del 155%: infatti nell’anno 2007 venivano calcolate in 1 milione e 800mila mentre oggi la stima è di 4 milioni e 600mila. Le Acli sono tra i fondatori dell’“Alleanza contro la povertà”, insieme ad Action Aid, Anci, Azione cattolica, Caritas italiana, Cgil, Cisl, Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Federazione nazionale Società di San Vincenzo De’ Paoli, Consiglio nazionale italiano onlus, Fio.Psd, Fondazione Banco alimentare onlus, Forum nazionale del Terzo settore, Jesuit Social Network, Legautonomie, Save the Children, Umanità Nuova – Movimento dei Focolari. Tutte realtà che chiedono che l’azione del Governo e del Parlamento mettano la lotta alla povertà al centro delle politiche pubbliche.
Vedremo come si svilupperà in questo 2017 il dibattito politico attorno a temi così rilevanti e drammatici.