Nella notte italiana tra sabato 13 e domenica 14 luglio Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti e candidato del Partito Repubblicano alla presidenza alle elezioni di novembre, è stato ferito mentre stava parlando in un comizio a Butler, una cittadina a nord di Pittsburgh, in Pennsylvania.
Secondo le ricostruzioni, mentre Trump stava parlando, sono risuonati diversi colpi secchi. Le immagini diffuse in tempo reale hanno mostrato l’ex presidente dapprima sorpreso dai rumori, subito dopo toccarsi l’orecchio e poi gettarsi a terra mentre gli uomini del servizio di sicurezza si avventavano su di lui per proteggerlo e fargli da scudo. Una volta in piedi, Trump, circondato dalla scorta è stato scortato fuori dal palco e prima di essere portato via ha più volte agitato il pugno destro gridando «fight!».
L’attentatore, un 20enne di nome Thomas Matthew Crooks, si era posizionato sul tetto di un edificio adiacente con un fucile automatico eludendo i controlli della polizia, ma non della gente che lo aveva segnalato alle forze dell’ordine. Sullo stesso tetto è stato anche colpito a morte dai cecchini. Grande paura tra la folla. Nell’attentato un ex comandante dei vigili del fuoco è morto facendo da scudo alla propria famiglia, due feriti anche tra il pubblico.
Preoccupazione è stata espressa dalla Sala Stampa vaticana, che ha dichiarato che quanto avvenuto «ferisce le persone e la democrazia, provocando sofferenza e morte» In unione con i vescovi degli Stati Uniti, chiude la breve nota, la Santa Sede prega «per l’America, per le vittime e per la pace nel Paese, perché non prevalgano mai le ragioni dei violenti».
Solidarietà all’ex presidente è giunta da ogni parte del mondo a cominciare dal suo avversario politico, il presidente Biden, che ha chiamato Trump per sincerarsi delle sue condizioni e ha condannato senza riserve l’attentato.
Anche la Chiesa americana è intervenuta condannando quanto avvenuto. «Assieme ai miei fratelli vescovi, condanniamo la violenza politica e offriamo le nostre preghiere per il presidente Trump e per coloro che sono stati uccisi o feriti», ha scritto in una dichiarazione il presidente dei vescovi americani, l’arcivescovo Timothy P. Broglio: «Preghiamo anche per il nostro Paese e per la fine della violenza politica, che non è mai una soluzione ai disaccordi politici». «L’America può fare molto meglio. Non esiste alcun buon motivo per ricorrere alla violenza per risolvere questioni politiche» aveva scritto in passato Broglio, invitando tutti a cercare soluzioni «alternative non violente ed efficaci: il dialogo, il voto, le proteste pacifiche», perché alla fine «la violenza mina l’ordine e lo stato di diritto e finisce – concludeva – solo per fare vittime innocenti».