«La situazione alla frontiera polacca rimane difficile. L’Unione europea respinge fermamente i tentativi di strumentalizzare le persone per scopi politici e sta lavorando a stretto contatto con le autorità polacche per sostenerle in questo complesso compito». Lo afferma al Sir una portavoce della Commissione europea riferendosi alla situazione dei migranti bloccati al confine tra la Polonia e la Bielorussia.
Rispettare le norme europee
«Una gestione ordinata e ferma delle frontiere nel pieno rispetto della legge europea sull’asilo e dei diritti fondamentali dei migranti è l’unico modo efficace e umano per gestire questa situazione», ribadisce la fonte Ue. Al momento, però, non è stato possibile organizzare una missione dell’Ue al confine polacco.
«Stiamo ancora aspettando la conferma da parte delle autorità polacche perché l’accesso al confine possa essere permesso. Continuiamo a sottolineare l’importanza di questa visita – spiega la portavoce -; siamo in stretto contatto con le autorità polacche, a livello politico e tecnico».
Il direttore della Direzione generale per gli Affari interni della Commissione europea si è recato in Polonia lo scorso 21-22 ottobre. Durante l’incontro con le autorità polacche «entrambe le parti hanno concordato sulla necessità di continuare i colloqui, incluse le discussioni sulla conformità della legge polacca sull’asilo con le regole dell’Ue. Continuano i colloqui sulla situazione al confine e sulle aree di potenziale sostegno dell’Ue».
L’Europa dei diritti fondamentali
Nelle ultime settimane diversi Paesi europei hanno sollevato la necessità di un sostegno finanziario all’Ue per costruire muri ai confini e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha mostrato un’apertura in questo senso. Mentre la Commissione europea resta, invece, contraria. «È una posizione di lunga data quella della Commissione europea che sostiene che il filo spinato e i muri non sono finanziati dal bilancio dell’Unione – spiega la portavoce -. La Commissione non ha mai finanziato muri o recinzioni. Dovremmo ribadire l’importanza storica di aver abbattuto i muri e le recinzioni che dividevano il continente europeo». La missione dell’Ue «è di costruire un’Europa che sviluppi ulteriormente i diritti fondamentali, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo stato di diritto». La Commissione, sostenuta dalle agenzie dell’Unione, ha scelto di «concentrare il sostegno finanziario non sulle infrastrutture di base, ma su soluzioni di gestione integrata delle frontiere che garantiscano che gli attraversamenti irregolari delle frontiere non passino inosservati, e che si colleghino a un sistema di gestione della migrazione e di asilo efficace e rapido».
Miliardi per le frontiere
Nel finanziamento Ue 2014-2020, 2,8 miliardi di euro sono stati destinati agli Stati membri per progetti di gestione delle frontiere a lungo termine e per l’assistenza di emergenza. Nel periodo di finanziamento 2021-2027, la Commissione assegnerà 6,4 miliardi di euro agli Stati Ue per la gestione delle frontiere, quindi a sostegno di sistemi integrati, infrastrutture, attrezzature e personale.
Rispetto ai prossimi passi per affrontare la situazione al confine polacco, la Commissione sta valutando con l’Onu e le sue agenzie specializzate come prevenire lo scoppio di una crisi umanitaria e assistere il rimpatrio sicuro delle persone nei loro Paesi d’origine. L’Ue ha anche stanziato 700mila euro in assistenza umanitaria per le persone vulnerabili bloccate al confine.
Assistenza a Varsavia
«Le agenzie Ue Frontex ed Easo sono pronte ad assistere la Polonia nella gestione delle frontiere, nelle registrazioni e nelle richieste di asilo. Spetta alla Polonia richiedere la loro presenza al confine e noi la incoraggiamo a farlo – afferma ancora la portavoce -. Quando c’è un bisogno urgente e immediato, la Commissione può anche fornire assistenza finanziaria di emergenza».
Inoltre, i ministri degli Esteri dell’Ue, nella riunione del 15 novembre, hanno deciso di ampliare la portata delle sanzioni per coloro che sono coinvolti e contribuiscono alle attività del regime di Lukashenko che facilitano l’attraversamento illegale del confine esterno dell’Unione. Tra le iniziative: la lista nera di compagnie aeree, agenzie di viaggio e altri intermediari che sono attivi nel traffico di esseri umani.
Infine, nelle scorse settimane, il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, ha visitato gli Emirati Arabi Uniti, il Libano e l’Iraq. «Tutti e tre i Paesi si sono impegnati ad affrontare la questione congiuntamente e hanno messo in atto misure per fermare la strumentalizzazione dei viaggi verso Minsk», conclude la portavoce.