Riformare la legge sulla cittadinanza e riconoscere la piena partecipazione dei bambini e ragazzi che studiano e si formano in Italia. Il gruppo Intercultura della Società Italiana di Pedagogia (Siped), che riunisce i docenti di Pedagogia delle università italiane, prende posizione a favore della riforma della cittadinanza secondo lo ius scholae. Lo fa durante un incontro, a cui partecipa il presidente della Siped Massimiliano Fiorucci, con l’onorevole Giuseppe Brescia, relatore della proposta di riforma e presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera.
La proposta dello ius scholae è stata approvata nel suo testo base dalla Commissione Affari costituzionali a marzo e, al momento, sono in discussione gli emendamenti. Secondo tale proposta, è italiano non solo chi è nato tale, ma anche chi – con entrambi i genitori regolarmente presenti – lo diventa frequentando regolarmente, per almeno cinque anni, un ciclo presso gli istituti del sistema d’istruzione.
Momento di integrazione
Spiega Milena Santerini, docente di Pedagogia all’Università Cattolica di Milano e una delle coordinatrici del Gruppo Intercultura della Siped: «L’acquisto della cittadinanza è un momento importante dell’indispensabile integrazione dei minori con background migratorio nella nostra società, ed è frequentando la scuola che possono esercitare le competenze dei cittadini. Come mostrano tutte le ricerche e le esperienze a livello psicopedagogico, esiste un vero e proprio “vantaggio di cittadinanza” per i minori e per la società che li accoglie».
Varie ricerche, una del 2021 in Olanda, provano come gli studenti che acquisiscono la cittadinanza hanno una probabilità significativamente maggiore di seguire traiettorie di successo. Al contrario, non avere la cittadinanza è associato a un rischio maggiore di abbandono scolastico. Durante l’incontro della società scientifica sono stati citati diversi studi: “Nel complesso – dice Santerini – la cittadinanza risulta essere associata positivamente a una serie di risultati, dall’iscrizione alla scuola dell’Infanzia, al tempo trascorso a scuola, all’orientamento a proseguire gli studi di istruzione superiore e accademici (rispetto a quello professionalizzante)».
I pedagogisti sottolineano poi come lo ius scholae riconosca il lavoro degli insegnanti: «La cittadinanza non è solo uno status, ma è condivisione, partecipazione alla vita di un Paese, adesione morale ai diritti e doveri previsti dalla Costituzione. Solo in questo modo la democrazia da formale diviene sostanziale, cioè quando la cittadinanza viene esercitata in modo attivo. È questo il grande ruolo della scuola»