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Profughi

In Bosnia 900 persone al gelo, Caritas invia legna

Gualzetti sugli sfollati del campo di Lipa: «Li aiuteremo a superare l’inverno: sosteneteci». L’Iom denuncia: «Catastrofe umanitaria» alle porte dell’Europa

10 Gennaio 2021

Almeno 900 persone, da 17 giorni, vivono sotto ripari di fortuna in quello che è rimasto del campo di Lipa, località tra i boschi sulle alture della Bosnia Erzegovina a pochi chilometri dal confine con la Croazia. Dopo che la tendopoli temporanea che li ospitava è andata a fuoco, l’antivigilia di Natale, il 23 dicembre, le loro condizioni già molte precarie sono precipitate. Senza acqua, né elettricità, né servizi igienici gli sfollati (tutti uomini, richiedenti asilo, provenienti per lo più da Pakistan e Afghanistan) sono costretti a scaldarsi accendendo piccoli falò. «Non è ancora arrivato il gelo, ma fa già molto freddo, la neve che era caduta nei giorni scorsi si è sciolta creando un pantano che rende la quotidianità ancora più complicata», spiega Silvia Maraone, operatrice umanitaria che lavora da anni nella regione in progetti promossi dall’Istituto Pace Sviluppo e Innovazione (Ipsia) delle Acli, Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana.

Abbandonati a loro stessi, i profughi non hanno vestiti adeguati e scarpe per affrontare l’inverno. Possono contare solo un pasto al giorno che fornisce loro la Croce Rossa, l’unica organizzazione insieme alla Caritas e Ipsia, autorizzata ad operare. Un lieve miglioramento della situazione è atteso nei prossimi giorni. I militari dell’esercito bosniaco stanno allestendo delle nuove tende che dovrebbero garantire una sistemazione meno precaria. Tuttavia non sono al momento previsti né allacciamenti idrici né collegamenti con la rete elettrica che sarebbero fondamentali per affrontare i prossimi mesi invernali e assicurare standard igienico sanitari minimi tanto più in mezzo ad una pandemia, come quella prodotta dal virus SARS-CoV-2, che ha colpito duramente anche il Paese balcanico. Il destino dei profughi resta, dunque, molto incerto.

Nata come soluzione transitoria, Lipa avrebbe dovuto trasformarsi in un campo ufficiale. Ma il Cantone e la Municipalità si erano opposte alla decisione del Consiglio dei ministri di Sarajevo rifiutandosi di dare corso ai lavori di adattamento necessari per assicurare una sistemazione dignitosa ai 1500 ospiti. Una presa di posizione che aveva spinto l‘International Organization for Migration (Iom) a ritirarsi dalla gestione.

Se pare tramontata l’ipotesi di adeguare l’accampamento di Lipa, nemmeno un  trasferimento a Bihac pare al momento un’opzione praticabile sempre per l’opposizione del sindaco della cittadina e delle autorità del Cantone di Una Sana, che a fine settembre avevano chiuso il campo di Bira, allestito in una ex fabbrica e si erano opposti strenuamente ad ogni tentativo di riapertura.

Una posizione intransigente sostenuta, per altro, da larga parte della cittadinanza. Lo scorso 22 dicembre, la popolazione aveva bloccato e rimandato indietro i minibus di migranti in arrivo da Lipa organizzati dal governo. Nei giorni scorsi, lo stesso presidio ha impedito l’accesso al campo anche agli operatori umanitari di Ipsia e Caritas.

Questa crisi civile, politica e istituzionale è all’origine della «catastrofe umanitaria» che IOM denuncia nella regione. Secondo l’organizzazione sarebbero almeno 3.000 le persone totalmente allo sbando, senza un posto dove stare, nel bel mezzo dell’inverno. Una situazione, tra l’altro, aggravata dai violenti respingimenti alla frontiera della polizia croata denunciati anche al Parlamento Europeo che impediscono ai migranti di proseguire il loro viaggio in Europa.

In queste gravissime condizioni umanitarie, Caritas Ambrosiana, Caritas Italiana e Ipsia hanno deciso un intervento di urgenza per aiutare i profughi, imprigionati nei boschi della Bosnia dai veti incrociati delle autorità. Nei giorni scorsi sono arrivati i primi sei camion carichi di legna da ardere. La fornitura continuerà nelle prossime settimane per tutto il tempo che sarà necessario a superare l’inverno. Per sostenere questo sforzo è partita in questi giorni una raccolta fondi.«Non è la soluzione al problema, ma è la sola cosa che in questo momento è possibile fare per permettere a queste persone almeno di sopravvivere», sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana

Gli interventi di Caritas Ambrosiana

Dalla “crisi dei rifugiati” del 2015 ad oggi Caritas Ambrosiana, ha sempre tenuto accesa l’attenzione sulla Rotta Balcanica: durante il webinar “La rotta balcanica: dentro o fuori l’Europa?”, organizzato in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento europeo a Milano, già denunciava le difficili condizioni di vita dei migranti ai confini dell’Europa.

Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Caritas Italiana, Ipsia e il network delle Caritas locali, si è attivata in questa emergenza migratoria fin dall’inizio della crisi, sia con programmi di emergenza (distribuzione di aiuti umanitari ai migranti in transito o in sosta) sia con interventi pensati per il medio periodo (allestimento di strutture per accoglienza diffusa, creazione di una mensa per preparare pasti caldi per l’inverno) e soprattutto avviando attività psico-sociali con personale qualificato e invio di decine di volontari durante l’estate.

Durante il lockdown, nonostante le difficoltà e le necessarie misure di sicurezza, il lavoro degli operatori non si è mai fermato: non è mancata una tazza di the al “Caj Corner” per le migliaia di migranti confinati nella ex fabbrica “Bira”; in occasione della Pasqua sono stati distribuiti alle famiglie, ai bambini e ai minori non accompagnati, ospitati al campo “Sedra” kit per affrontare le rigide temperature invernali. Anche durante le festività natalizie, l’equipe locale ha distribuito giocattoli, vestiti, scarpe e materiale scolastico sia ai bambini ospitati nei centri di accoglienza sia alle famiglie bosniache in difficoltà a causa della pandemia.

Come contribuire

Per sostenere i progetti di emergenza di Caritas Ambrosiana in favore di profughi in Bosnia:

Con 10 euro doni un kit: 2 paio di calze invernali + 2 mutande
Con 17 euro doni una felpa
Con 18 euro doni un sacco a pelo
Con 25 euro doni delle scarpe invernali
Con 70 euro doni un pallet di legna per scaldarsi e cucinare

Con carta di credito 

Ccp n. 000013576228 intestato a Caritas Ambrosiana Onlus – Via San Bernardino 4 – 20122 Milano

Cc IBAN IT82Q0503401647000000064700 presso il Banco BPM intestato a Caritas Ambrosiana Onlus

Causale: Emergenza profughi nei Balcani

Le offerte sono detraibili fiscalmente

«Attendiamo una soluzione accettabile»

Dopo aver inviato sei camion di legna da ardere, grazie alla raccolta fondi lanciata da Caritas Ambrosiana è stato possibile acquistare altri 16 bancali in una segheria nella vicina cittadina di Bihac. «Continueremo con questo intervento di emergenza, che mai ci saremmo immaginati di dover realizzare, finché le autorità locali non riusciranno a trovare una soluzione più accettabile per gli sfollati - dichiara Sergio Malacrida, operatore di Caritas Ambrosiana dell’area internazionale responsabile degli interventi nei Balcani -. Ci auguriamo che ciò possa avvenire a breve e che si possa passare ad una fase successiva del nostro intervento».

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