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La guerra in Europa

Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Roma

Il Senato approva la risoluzione sulle comunicazioni di Draghi

La relazione del presidente del Consiglio sull’invasione russa dell’Ucraina e le azioni decise di conseguenza

di Stefano De MartisAgensir

2 Marzo 2022
L'intervento di Mario Draghi in Senato (foto Sir)

Con 244 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astensioni il Senato ha approvato la proposta di risoluzione unitaria sulle comunicazioni effettuate dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in merito all’invasione russa dell’Ucraina e alle azioni decise di conseguenza.

L’impegno del Governo

Con tale risoluzione, condivisa dall’esecutivo, si impegna il Governo a esigere l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro delle forze militari; a sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile alla de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale; ad assicurare sostegno al popolo ucraino, con azioni di assistenza umanitaria e finanziaria e – tenendo informato il Parlamento e in coordinamento con altri Paesi europei e alleati – con la cessione di apparati e strumenti militari per la difesa dell’Ucraina; a rafforzare la cooperazione Ue-Ucraina; ad attivare un programma straordinario di accoglienza dei profughi; a sostenere in sede europea la sospensione del Patto di stabilità e l’istituzione di un fondo compensativo per gli Stati più penalizzati dalle sanzioni; a prevedere misure di sostegno alle imprese; ad attivare strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici; ad attivare misure per preservare le infrastrutture strategiche da attacchi informatici o di altra natura; a sostenere il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune europea; a mantenere uno stretto e permanente coordinamento con i Paesi del G7.

L’intervento di Draghi

Nell’intervento con cui ha chiesto il sostegno del Parlamento, Draghi ha affermato che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia «segna una svolta decisiva nella storia europea». L’aggressione russa, infatti, non è «soltanto un attacco a un Paese libero e sovrano», ma «anche un attacco ai nostri valori di liberà e democrazia» e «l’Italia non intende voltarsi dall’altra parte».

Le minacce di Putin, compreso «il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari», impongono «una reazione rapida, ferma e soprattutto unitaria», in quanto «tollerare una guerra di aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la sicurezza e la pace in Europa».

«Il rispetto della sovranità democratica – ha ribadito il presidente del Consiglio – è una condizione alla base di una pace duratura ed è al cuore del popolo italiano che, come disse Alcide De Gasperi, è pronto ad associare la propria opera a quella di altri Paesi per costruire un mondo più giusto e più umano».

«L’Italia è impegnata in prima linea per sostenere l’Ucraina dal punto di vista umanitario e migratorio», ha sottolineato ancora Draghi, e lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare da quel Paese «ci obbliga a rivedere le politiche di immigrazione che ci siamo dati come Unione europea», mentre «in passato l’Unione si è dimostrata miope nell’applicare dei regolamenti datati». L’Italia, ha aggiunto il premier, «è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra e per aiutarlo a integrarsi nella società: i valori europei dell’accoglienza e della fratellanza devono valere oggi più che mai».

Le misure d’emergenza

Il presidente del Consiglio ha illustrato le sanzioni economiche adottate nei confronti della Russia e la situazione dell’approvvigionamento energetico, con le misure prese per fronteggiare l’emergenza.

Quanto all’invio di armi, Draghi ha ricordato come l’Italia abbia risposto a un esplicito appello del presidente Zelensky: «È necessario che il governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese», ha spiegato il premier, e «a un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza». Questa, del resto, «è la posizione italiana, dell’Unione europea e di tutti i nostri alleati».

 

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