«Ieri la martoriata Ucraina ha commemorato l’Holodomor, il genocidio perpetrato dal regime sovietico che, 90 anni fa, causò la morte per fame di milioni di persone. Quella lacerante ferita, anziché rimarginarsi, è resa ancora più dolorosa dalle atrocità della guerra che continua a far soffrire quel caro popolo»: così Francesco, dopo la recita dell’Angelus in collegamento dalla cappella di Casa Santa Marta, dato che un’infiammazione ai polmoni ha consigliato di non affacciarsi dalla finestra.
Nella riflessione, letta da monsignor Paolo Braida, il Papa ha invitato a «pregare senza stancarci» per «tutti i popoli dilaniati dai conflitti», perché «la preghiera è la forza di pace che infrange la spirale dell’odio, spezza il circolo della vendetta e apre vie insperate di riconciliazione».
«Oggi ringraziamo Dio perché tra Israele e Palestina c’è finalmente una tregua – ha aggiunto – e alcuni ostaggi sono stati liberati. Preghiamo che lo siano al più presto tutti – pensiamo alle loro famiglie! –, che entrino a Gaza più aiuti umanitari e che si insista nel dialogo: è l’unica via, l’unica via per avere pace. Chi non vuole dialogare non vuole la pace».