Non è più accettabile che i discorsi d’odio, il linguaggio volgare e aggressivo, le vere e proprie discriminazioni siano una parte strutturale delle conversazioni sportive, online e offline, come evidenzia l’ultima edizione del Barometro dell’Odio nello Sport, realizzato dall’Università degli studi di Torino nel quadro del progetto «Odiare non è uno sport».
Ecco perché sabato 6 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dello Sport per lo sviluppo e la pace, nelle città italiane si terrà un flash mob che coinvolge società sportive, campioni e campionesse, scuole e giovani del territorio.
Da Nord a Sud
Dalla Pallacanestro Cantù al Cus Torino Rugby femminile, dal Verona Volley alla Polisportiva San Filippo Neri di Milano, e ancora il Dingo Rugby Club di Verona, l’Asd Lazise Calcio, il Basket Lions Lentini (Catania), il Volley Team di Bologna, la Santinelli Dance Academy di Roma, la Lady Maerne Calcio femminile di Treviso: sono molte le realtà che hanno aderito all’iniziativa. Il flash mob raggiungerà anche le centinaia di società sportive protagoniste del Campionato nazionale di Corsa campestre del Centro Sportivo Italiano, in programma a Calco (Lecco), e l’International Mountain Bike Race a Goriška, in Slovenia. Così come parallelamente grandi e piccole società sportive giocheranno con le pettorine di «Odiare non è uno sport», per ribadire che il confronto sul campo dev’essere prima di tutto lealtà, inclusione e rispetto delle regole.
I campioni
Fin dalla sua prima edizione, sono stati molti i campioni che hanno sostenuto la campagna «Odiare non è uno sport»: Stefano Oppo, Assunta Legnante, Igor Cassina, Valeria Straneo, Angela Carini, Alessia Maurelli, Frank Chamizo, Rossano Galtarossa, Paola Egonu, e ancora Emanuele Lambertini, Gaia Tortolina, Valentina Petrillo, Maria Magatti, Vittoria Di Dato, Luca Cesana, Mattia Gaspari, Veronica Lisi, Valentina Quaranta, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, le squadre di basket in carrozzina Briantea84 e Amicacci di Giulianova, la motociclista Francesca D’Alonzo, i giornalisti sportivi Riccardo Cucchi e Mimma Caligaris, assieme a tante squadre italiane di sport popolare.
Anche in questa occasione molti di loro torneranno a rilanciare il messaggio tramite i canali e i profili social, fotografandosi con la scritta «Odiare non è uno sport». Un gesto semplice, ma potente, che si unirà a quello di centinaia di studenti e gruppi giovanili, tra cui la Scuola Media Ascoli di Gorizia, il Liceo Agnesi di Milano, l’associazione Acmos di Torino, e tutte quelle persone che condividono i valori fondanti dello sport (vedi la gallery).
Il Barometro dell’Odio
L’urgenza di mobilitarsi collettivamente contro i discorsi d’odio online emerge ancor più dopo la diffusione dei dati della seconda edizione del Barometro dell’Odio nello sport, presentata lo scorso ottobre al Foro Italico di Roma. A seguito di tre mesi di monitoraggio dei canali social delle principali testate sportive italiane, la ricerca ha intercettato oltre un milione di commenti d’odio: dal linguaggio volgare agli insulti discriminatori, fino alle vere e proprie minacce online. Rispetto ai dati della prima edizione, riferiti al 2020, sono più che raddoppiati su Facebook i post con oltre 25 commenti di hate speech. Anche su X (Twitter) l’hate speech è cresciuto in maniera significativa. Nei prossimi mesi la ricerca proseguirà, concentrandosi su altri social, come Instagram e TikTok.
Per unirsi al flash mob
Chiunque può contribuire alla campagna, rilanciando il messaggio attraverso i propri canali social, taggando le pagine di Odiare non è uno sport su Facebook (@odiarenoneunosport) o su Instagram (@odiarenonesport) e utilizzando gli hashtag #odiarenoneunosport e #nohatespeech