«L’approvazione di questa Risoluzione da parte del Parlamento europeo ci reca molto dispiacere. Come Comece l’abbiamo espresso con una dichiarazione uscita in questi giorni. Non possiamo che esprimere il nostro disaccordo». Così monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), commenta la Risoluzione approvata ieri in Parlamento europeo con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni, nella quale i deputati hanno dichiarato la volontà di inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.
«Non si può pensare di dichiarare che l’aborto sia un diritto umano perché la soppressione di una vita non può essere mai un diritto umano – afferma monsignor Crociata -. Qualcuno parla di un grumo di cellule, in realtà è l’inizio di una nuova persona».
«Non aiuta le donne»
La Risoluzione nasce con l’intento di garantire un’assistenza di alta qualità a tutte le donne. Anche su questo punto, monsignor Crociata dissente: «Questo voto non aiuta la condizione delle donne. Ostacolare la maternità non è un modo per aiutare le donne, che vanno senz’altro sostenute e accompagnate sempre, e rispettate nelle loro scelte».
Il testo approvato esorta i Paesi Ue a rimuovere e combattere gli ostacoli all’aborto, invitando in particolare la Polonia e Malta ad abrogare le loro leggi e altre misure che lo vietano e lo limitano. «È qualcosa che va contro il diritto comunitario – evidenzia il presidente dei vescovi Ue -. Perché non consente di rispettare gli orientamenti e le sensibilità delle varie nazioni e dei vari popoli che su questa materia hanno competenza. Dunque, la Risoluzione ha l’effetto oltre tutto di produrre divisione e divaricazione all’interno dell’Unione europea. È come andar contro l’identità, la storia, il compito e il futuro dell’Unione europea».
Riguardo, infine, la clausola di “coscienza” posta da alcuni medici e che invece viene condannata nella Risoluzione perché causa ritardi e rischi alla salute, monsignor Crociata afferma: «Non possiamo che considerare con grande preoccupazione la limitazione della libertà di coscienza che è uno dei principi fondamentali che garantiscono il rispetto della persona e della democrazia. La limitazione della libertà di coscienza è una minaccia alla libertà, un modo di agire che alla fine assomiglia molto ad un regime autoritario. Speriamo che il nostro Parlamento europeo non vada in questa direzione».
La spaccatura del Partito popolare
Sulla questione entra in merito anche don Manuel Barrios Prieto, Segretario Generale della Comece: «Ci rattrista – dice – la posizione di alcuni partiti che si richiamano alla tradizione democratica cristiana come il Partito popolare europeo che su questo tema, oggi, si è spaccato. È vero che una buona parte ha votato contro ma bisogna dire anche che una buona parte ha votato a favore di questa mozione. Se ci pensiamo è un po’ scandaloso. A volte su questi temi si vota a favore o contro per una certa obbedienza di partito, altre per ignoranza e poca conoscenza della materia – osserva -. Richiamiamo i partiti e i politici alla responsabilità mentre si avvicinano le elezioni europee. Speriamo che il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne, abbia a cuore questi temi. Ma questo dipenderà dagli elettori».
Il segretario generale della Comece non nasconde il fatto che il voto «ci rattrista molto, anche se era aspettato». I vescovi avevano espresso alla vigilia del voto il punto di vista della Chiesa cattolica in una Dichiarazione, ribadendo – ricorda don Barrios Prieto – che «l’aborto non può essere considerato un diritto. Il diritto umano fondamentale è il diritto alla vita. La morte evidentemente è la sua negazione». La Chiesa si schiera sempre a favore della «difesa della vita, soprattutto quando è in situazione di vulnerabilità come è quella del bambino non ancora nato nel grembo di suo madre».
Prieto ricorda che i Vescovi avevano anche sollevato la questione del «rispetto che l’Unione europea deve avere per le competenze nazionali così come per altre tradizioni culturali e legislative». Insomma, conclude, i Vescovi hanno proposto una chiara argomentazione sulla questione: «Purtroppo constatiamo che il Parlamento continua a votare sulla stessa alinea e questo ci rattrista».