«La scelta del Parlamento europeo, su proposta della Commissione, di includere il nucleare e il gas tra le fonti energetiche pulite e, quindi, assimilabili alle rinnovabili in nome della cosiddetta tassonomia, che dovrebbe rappresentare una essenziale modalità per la decarbonizzazione entro il 2050 dell’economia continentale, è poco ambiziosa, dolorosa e soprattutto pericolosa». Giuseppe Milano, segretario generale di Greenaccord onlus, va dritto al punto: «Siamo sempre più vicini al punto di non ritorno e ormai prossimi alla bancarotta della biodiversità. La recente tragedia della Marmolada (leggi qui, ndr), l’ennesima in un’Europa in cui la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici attualmente sono principi più evocati che realizzati, ci conferma che il surriscaldamento globale indotto dai cambiamenti climatici di origine antropica sta accelerando ben oltre i ritmi previsti, con temperature medie stagionali più alte anche di 3-5°C. Oggi gli esiti nefasti dell’inazione climatica (praticata da decenni) non possono più essere nascosti o manipolati dagli attivisti del greenwashing che frequentano le istituzioni continentali e le lobby fossili».
Milano aggiunge: «Non so come si pronuncerà tra qualche giorno il Consiglio europeo su questo ultimo provvedimento dell’Europarlamento, che viola l’Accordo di Parigi del 2015 e che contrasta con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, ma mi auguro possano prevalere le evidenze scientifiche più autorevoli, che sottolineano l’urgenza di un radicale cambio di paradigma, nei dettami dell’ecologia integrale».
Il segretario generale di Greenaccord conclude: «La transizione energetica sarà reale non solo quando gli investimenti promossi punteranno esclusivamente sulle rinnovabili e l’energia pulita di prossimità – si pensi al modello emergente delle comunità energetiche -, ma anche quando integrerà la visione della conversione ecologica, per la quale la giustizia sociale e la giustizia ambientale sono le due facce di una stessa medaglia: quella di una realtà da aumentare con il diritto delle prossime generazioni a non vivere in un pianeta inospitale».