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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Ricordo

Gorbaciov, protagonista della storia

L’artefice delle grandi riforme nella Russia comunista, Nobel per la pace, è morto a Mosca a 91 anni. L’agenzia Tass: «Promosse glasnost e perestrojka». Von der Leyen: «Ebbe un ruolo cruciale in Europa»

di Agensir

31 Agosto 2022
Mikhail Gorbaciov (foto Ansa / Sir)

È morto Mikhail Gorbaciov, «il primo presidente dell’Unione sovietica», come lo definisce l’agenzia russa Tass. Aveva 91 anni e si è spento nella serata di ieri al Central Clinical Hospital di Mosca, il cosiddetto Ospedale del Cremlino, dopo una lunga malattia. Nato il 2 marzo 1931, laureato in legge, nel 1952 era entrato nel Partito comunista, di cui nel 1985 fu eletto segretario generale del Comitato centrale. Eletto presidente dell’Unione sovietica il 15 marzo 1990, si dimise il 25 dicembre 1991. L’agenzia russa lo definisce come colui che «ha promosso la glasnost – una politica di discussione aperta su questioni politiche e sociali – e la perestrojka, una politica di riforme politiche ed economiche”. Nel 1990 Gorbaciov aveva vinto il Premio Nobel per la pace.

Immediata e corale la reazione dei leader politici di tutto il mondo che in queste ore stanno esprimendo il proprio cordoglio per la morte dello statista russo. Per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Gorbaciov «era un leader fidato e rispettato. Ha svolto un ruolo cruciale per porre fine alla Guerra fredda e far cadere la Cortina di ferro. Ha aperto la strada a un’Europa libera». Il presidente francese Emmanuel Macron lo definisce «un uomo di pace le cui scelte hanno aperto la strada alla libertà per i russi. Il suo impegno per la pace in Europa ha cambiato la nostra storia comune». Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, «è stato uno statista unico nel suo genere che ha cambiato il corso della storia. Il mondo ha perso un imponente leader globale, un multilateralista impegnato e un instancabile sostenitore della pace».

Le reazioni sulla stampa internazionale

Il quotidiano francese Le Monde definisce Gorbaciov «artigiano dell’avvicinamento Est-Ovest» e scrive: «Adorato in Occidente, Mikhail Gorbaciov ha vissuto nel quasi-anonimato in Russia da quando aveva lasciato la vita politica nel 1991. Al culmine del paradosso, seduceva le folle in Europa e suscitava indifferenza in patria». E aggiunge: «Valutare il ruolo di Mikhail Gorbaciov è una questione di geografia». Infatti ben diversa è la percezione dei giornali dell’est Europa: Gorbaciov visitò l’Estonia nel 1987, «all’epoca il Paese era sotto l’occupazione sovietica», ricorda la testata estone on line Eer che ripropone una galleria di immagini di quella visita. «Ampiamente riconosciuto come promotore di riforme, sotto gli slogan Perestroika e Glasnost», si legge ancora, queste «ebbero come seguito l’indipendenza di Estonia, Lettonia e Lituania», sebbene «non fossero state pensate per questo scopo».

Molto critico il quotidiano lituano Lrytas, che scrive: «In Lituania sarà ricordato come una forza che ha represso le aspirazioni all’indipendenza del Paese. I parenti delle vittime morte negli eventi del gennaio 1991 in Lituania hanno chiesto la responsabilità di Gorbaciov fino alla sua morte»: nella notte del 13 gennaio 1991, 14 persone furono uccise quando le unità militari sovietiche presero d’assalto la torre della Tv di Vilnius e l’edificio del Comitato radiotelevisivo. Gorbaciov era presidente dell’Urss e comandante in capo delle forze armate, aveva il controllo l’esercito, «ma non ha adottato misure per prevenire l’aggressione in Lituania e quindi non ha fermato l’esecuzione di un crimine internazionale».

La testata lettone nra.lv riporta i commenti dei leader del mondo, ma titola secondo il commento del presidente lettone Levitis su Gorbaciov: «La Lettonia ha riconquistato la sua indipendenza contro la volontà di Gorbaciov». Il presidente ha scritto infatti su Twitter: «Gli sforzi di Gorbaciov per riformare il rigido sistema fecero crollare l’Urss. I Paesi Baltici hanno giocato un grande ruolo in questo. Le nazioni oppresse ottennero la libertà», ma appunto, secondo Levitis, contro la volontà del leader sovietico.

Sulla stampa europea biografie, aneddoti, ricordi e voci si moltiplicano. Con non poche distanze tra i giornali dell’Est e dell’Ovest. «Gorbaciov, il grande riformatore della Russia comunista e padre della perestrojka», titola El Pais e, in un’analisi, scrive che «ha instillato ottimismo e ha mostrato che la politica può essere esercitata in un altro modo, con un’altra visione della realtà. Gli ultimi mesi hanno distrutto il lavoro della sua vita, ma non il suo messaggio». Per El Mundo Gorbaciov è stato «un leader storico», «l’architetto che ha distrutto l’Urss mentre cercava di salvarla».

«Principe della pace e capro espiatorio» titola il tedesco Die Zeit, ricordandolo come «accusato di tutto» e «disprezzato in Russia», ma «venerato in Germania», «figura eccezionale nella storia». Die Welt spiega che Gorbaciov riposerà a Novodevichy, «accanto alla moglie Raissa Gorbaciova, morta a Münster nel 1999 dopo una grave malattia».

Il britannico The Guardian titola: «Morto a 91 anni il leader sovietico che ha messo fine alla guerra fredda», mentre il finlandese Ilta-Sanomat lo ritrae come «l’uomo che è riuscito a cancellare l’Unione Sovietica dalla mappa del mondo e poi è finito senza un soldo in uno spot televisivo di Pizza Hut». E ricorda la visita dei coniugi Gorbaciov dell’ottobre 1989 a Helsinki che fece scoppiare “la Gorba-mania”. Gorbaciov usò anche un cellulare di fabbricazione finlandese, il Mobira Cityman 900 per chiamare Mosca, da allora soprannominato “Il Gorba”.

Per l’olandese Nederlands Dagblad, Gorbaciov era «troppo generoso per la rozza Russia» e, nel pezzo intitolato «il lungo canto del cigno di Mikhail Gorbaciov», ricorda che il leader «il 19 marzo 2008 aveva trascorso mezz’ora in ginocchio nella chiesa costruita attorno alla tomba di Francesco d’Assisi. Aveva pregato. In seguito disse che il santo medievale era il suo “Cristo alternativo”, un uomo che predicava la perestrojka spirituale».

Il norvegese Aftenposten scrive: mentre «i capi di Stato più importanti del mondo rendono omaggio a Gorby, come veniva chiamato, come una delle figure più importanti del XX secolo», la gente ha fatto diventare virale «lo spot pubblicitario del 1997 realizzato per la catena di ristoranti Pizza Hut, che si era affermata a Mosca».

«Sconfisse il totalitarismo»

«Ho avuto il privilegio di conoscerlo da vicino e avere conversazioni cuore a cuore, faccia a faccia in diverse occasioni»: così scrive di Mikhail Gorbaciov lo storico Andrej Zubov, docente dimissionato per le sue posizioni contro la guerra in Ucraina, membro del partito di opposizione Parnas. In un post su Facebook ricorda «la guerra lunga e terribile contro il mostro bolscevico» e di come Gorbaciov ne abbia accettato la resa e abbia iniziato a «costruire un nuovo Paese, umano e libero, sulle sue rovine». Sebbene non avesse preparazione ed esperienza sufficienti per un simile cambiamento, «aveva un animo umano, non avvelenato, cosa quasi incredibile, nei corridoi del potere». Anche la moglie Raissa «aveva un’anima viva e amorevole», e i due si amavano «di un amore incredibile» che è stato «il diapason dell’azione di Mikhail Sergeevich». «Nipote di coltivatori di grano ucraini e della Grande Russia uccisi dai cekisti, fu riformattato dall’ideologia bolscevica, credette ingenuamente nel “buon Lenin”, fece diligentemente e con ispirazione la sua carriera di partito, ma nel suo cuore rimase il senso della verità e dell’onore, e così divenne il liberatore del Paese», scrive Zubov.

Non solo: «Mikhail Sergeevich ha liberato il mondo intero dall’orrore della guerra nucleare e ha liberato il suo Paese e molti altri popoli dal totalitarismo. Libertà di parola, libertà di coscienza, libertà di attività imprenditoriale, libertà, infine, di attività politica. Non avrebbe potuto fare di più, e quasi nessuno avrebbe potuto. Anche quello che ha fatto è molte volte superiore alle forze umane». Lo storico ricorda di aver «provato anche delusione quando Gorbaciov rifiutò i nostri piani per risolvere il conflitto armeno-azero nel 1988, e quelli per trasformare l’Urss in una vera e propria federazione nel 1989». Gorbaciov «ha commesso molti errori», scrive ancora Zubov, ma «attraverso la sua anima pura, sono state realizzate grandi conquiste su scala globale».