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Speciale

Il Discorso alla Città 2024

Sirio 17 - 31 marzo 2025
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Intervista

Gloria Mari sul Discorso alla Città: «Il creato, più riposa, più si rigenera»

La responsabile del Centro Nocetum sulla parte del documento che tocca l’emergenza ambientale e climatica: «L’umanità ha perso di vista l’importanza di abitare il pianeta e lo sfruttamento intensivo ha generato trasformazioni irreversibili. Allora l’Arcivescovo sottolinea l’importanza di un amore per la nostra Casa comune che non è stanca dell’uomo»

di Annamaria BRACCINI

12 Dicembre 2024
Gloria Mari, responsabile del Centro Nocetum

Non c’è dubbio che uno dei “cuori” del Discorso alla Città 2024 sia la salvaguardia del Creato. Gloria Mari, membro del Tavolo di studio “Custodia del Creato” della Cei e responsabile del Centro Nocetum – esempio, ormai inglobato nella metropoli, di sostenibilità ambientale e di rispetto della persona – approfondisce così questa centralità: «Mi sembra che quest’anno l’Arcivescovo riprenda e sviluppi quanto auspicato anche nella sua Proposta pastorale in vista del Giubileo, laddove richiama la tradizione biblica che “richiede una prassi di condono dei debiti e di sospensione dei lavori intensivi per sfruttare al massimo la terra”. La sottolineatura è quella, quindi, di un amore per la nostra Casa comune che non è stanca dell’uomo».

L’Arcivescovo scrive: «La terra è stanca di quel modo di lavorare la terra, la sua veste e le sue viscere, quando si sfruttano con avidità insaziabile le risorse. La terra è stanca di quel modo di abitare la terra che la riduce a una discarica, di quel modo di vivere il presente che non si cura del futuro e delle minacce del deserto, del calore, dell’aria che respireranno le generazioni a venire». I cambiamenti climatici sono il segno di questa stanchezza, come suggerisce sempre monsignor Delpini?  
Sono molto contenta che l’Arcivescovo abbia espresso questa sottolineatura. L’umanità ha perso di vista l’importanza di abitare la nostra Casa comune che – da geologa posso ben dirlo – ha impiegato miliardi di anni per diventare tale. Purtroppo lo sfruttamento intensivo da parte delle società umane ha causato cambiamenti così ingenti da generare trasformazioni irreversibili. E, come ha detto lo scorso anno papa Francesco sulla crisi climatica nell’Esortazione apostolica Laudate Deum rivolta a tutte le persone di buona volontà, «non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti. Il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare. Gli effetti del cambiamento climatico sono subìti dalle persone più vulnerabili».

Come si potrebbe intervenire subito per «far riposare la terra» e promuovere una vera ecologia integrale, secondo la logica dell’enciclica Laudato Si’?
Occorre imparare ad «ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri». Questo permetterà di trovare soluzioni che non riducano il problema a un mero attivismo. Anzi, sempre riprendendo l’enciclica: «Il riposo è un ampliamento dello sguardo che permette di tornare a riconoscere i diritti degli altri. Così, il giorno di riposo, il cui centro è l’Eucaristia, diffonde la sua luce sull’intera settimana e ci incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveri». Perché il rischio continuo è quello che l’uomo «in questa casa comune, luogo di crescita, di ristoro, di contemplazione, dove tutto è in connessione vitale, sconfini dal suo ruolo di custode volendo diventare padrone e dominatore assoluto, sostituendosi a Dio», come ha detto l’Arcivescovo.

Il Giubileo, nella sua radice nell’ebraismo, nasce proprio dalla scelta di dare un tempo di sollievo alla terra. Come si può interpretare, oggi, nel contesto del rispetto del Creato? 
«Il tempo è superiore allo spazio», afferma Bergoglio, e quindi dobbiamo poter immaginare il creato che più riposa e più si rigenera per accogliere nuova vita.