Le migliaia di civili che domenica mattina a Gaza hanno preso d’assalto un magazzino gestito dalle Nazioni Unite, dove il Programma alimentare mondiale conserva prodotti alimentari per aiutare la popolazione stremata, sono «il segno che la gente della Striscia è sempre più disperata. Sono affamati, isolati, e da tre settimane subiscono violenze e angosce immense». Lo ha dichiarato il rappresentante e direttore nazionale del Pam in Palestina, Samer Abdeljaber. È indispensabile, ha proseguito il dirigente della più grande agenzia umanitaria dell’Onu, Premio Nobel per la Pace 2020, «una pausa umanitaria, per poter raggiungere le persone in difficoltà con cibo, acqua e beni di prima necessità in modo sicuro ed efficace».
Il deposito conteneva aiuti umanitari
Quello che è accaduto domenica mattina a Gaza è stato preceduto da un drammatico blackout delle comunicazioni, durato 24 ore, e da persistenti problemi di accesso che hanno portato all’arresto di tutte le operazioni del Pam, lasciando il personale e i partner in isolamento. Il magazzino assalito è stato utilizzato per immagazzinare parte dei rifornimenti provenienti dai camion carichi di forniture umanitarie provenienti dall’Egitto, in vista della distribuzione alle famiglie sfollate. Il deposito conteneva circa 80 tonnellate di prodotti alimentari misti, principalmente cibo in scatola, farina di grano e olio di girasole.
Solo 2 panifici su 24
«È urgente un accesso molto più ampio degli aiuti alimentari e il rivolo di rifornimenti deve diventare un flusso», ha proseguito Abdeljaber. La carenza di carburante e la mancanza di collegamenti minacciano di bloccare le operazioni umanitarie. Senza ulteriori forniture di carburante, i panifici che lavorano con il Pam a Gaza non sono più operativi (già oggi ne funzionano solo 2 su 24) e i trasportatori non possono consegnare il cibo dove è necessario.
Il Programma Alimentare Mondiale vuole fornire, si legge in un comunicato dell’agenzia che ha sede a Roma, «un’ancora di salvezza alimentare a più di un milione di persone, che ora soffrono la fame» e ha bisogno di una fornitura costante di cibo con almeno 40 camion che entrino quotidianamente a Gaza. Finora l’assistenza alimentare d’emergenza e i buoni elettronici, da usare nei negozi che hanno scorte, hanno raggiunto oltre 635.200 persone sia a Gaza, sia in Cisgiordania.
Pane fresco per 200 mila persone nei rifugi
Dall’inizio della crisi, una media di 200 mila persone nei rifugi, usati per proteggersi dai bombardamenti, ricevono ogni giorno il pane fresco fornito dal Pam, ma la mancanza di carburante sta riducendo radicalmente la capacità dei panifici di operare. Mercoledì scorso solo 150 mila persone hanno ricevuto il pane.
L’importanza del carburante
Il carburante non è fondamentale solo per i panifici, ma anche per i camion che ricevono le forniture che entrano dal valico di Rafah, per distribuirle in tutta Gaza. Ed è indispensabile per gli ospedali e per le stazioni di desalinizzazione e pompaggio dell’acqua. I prodotti alimentari essenziali, fa sapere il Pam, si stanno rapidamente esaurendo nei negozi di Gaza. Nonostante i grossisti abbiano a disposizione più cibo, i negozi non sono in grado di rifornirsi a causa di strade danneggiate, problemi di sicurezza e carenza di carburante. Circa il 10% dei negozi convenzionati con il Pam ha esaurito le scorte alimentari. Nove camion del Pam che trasportavano 141 tonnellate di cibo sono già entrati a Gaza dall’apertura del valico di Rafah, sabato 21 ottobre. Ma trentanove camion sono al confine egiziano con Gaza, o nelle vicinanze, in attesa di entrare.