All’appuntamento di Cannes del 3 e 4 novembre l’Ue si presenta con intenti comuni, avendo abbozzato una sorta di strategia condivisa. Almeno nelle enunciazioni. Il fatto poi che la presidenza di turno del G20 sia affidata a un Paese comunitario (la Francia) carica l’Europa di una responsabilità in più. È quanto hanno affermato il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione, José Manuel Barroso, nella lettera congiunta del 30 ottobre e indirizzata a tutti i componenti dell’assise delle maggiori economie mondiali. Una lettera che peraltro riprende le conclusioni dei summit europei del 23 e del 26 ottobre.
Responsabilità comune
Van Rompuy e Barroso segnalano in sostanza che, di fronte alle gigantesche sfide poste dalla crisi economica, dall’instabilità dei mercati, ma anche da altri problemi di portata globale (energia, cambiamento climatico), sia tempo di agire in maniera coordinata, soprattutto perché i destini delle potenze mondiali e quelli dell’intera umanità sono, oggi più che mai, interdipendenti. Nel riepilogare le principali decisioni assunte in sede di Consiglio e di Eurogruppo, i due leader delle istituzioni Ue aggiungono: «Attueremo queste misure in modo rigoroso e in tempo utile» per «una risoluzione rapida della crisi». Tuttavia, «il fatto che noi europei assolviamo il nostro ruolo non basterà a garantire una ripresa mondiale e una crescita equilibrata». È dunque necessario che tutte le potenze industrializzate operino «in modo congiunto, in uno spirito di responsabilità comune e per un obiettivo comune». Bisogna infatti «ristabilire la fiducia a livello mondiale, sostenere una crescita duratura e la creazione di occupazione» e mantenere la stabilità finanziaria. Certo, i Paesi europei devono al loro interno risolvere il nodo del debito sovrano, che proprio nei giorni antecedenti il G20 ha ripresentato i casi urgenti di Italia e Spagna. In caso differente, le pesanti ricadute segnerebbe l’economia planetaria. Ma talune risposte congiunte vanno prendendo forma: interventi a favore della Grecia (così come in precedenza la mobilitazione aveva riguardato Irlanda e Portogallo), rafforzamento del fondo salva-Stati, regole incisive per la governance, tutela dei mercati finanziari e ricapitalizzazione delle banche (intenti sanciti, in buona parte ancora da attuare).
Le priorità per il vertice
Il belga Van Rompuy e il portoghese Barroso indicano quindi una serie di priorità per il vertice del G20: affrontare gli squilibri macroeconomici globali, favorire la crescita (anche promuovendo gli scambi commerciali), attuare il programma di riforme del mercato finanziario così da renderlo più resistente, rafforzare la dimensione sociale della globalizzazione, garantire la sicurezza alimentare, intervenire contro il cambiamento climatico (tema in discussione alla Conferenza Onu di Durban, tra meno di un mese), affrontare la sfida energetica e la lotta contro la corruzione. In realtà non c’è molto di nuovo rispetto a quanto i 27 avevano scritto nelle “Conclusioni” del Consiglio europeo del 23 ottobre. «Per mantenere la stabilità finanziaria, ripristinare la fiducia e sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro è necessaria un’azione determinata», vi si legge, e in questa direzione il G20 «dovrebbe approvare un piano d’azione ambizioso contenente specifici impegni e misure da parte di tutti» i venti Paesi, per contrastare la recessione e ridar fiato allo sviluppo.
Rafforzare la vigilanza
In particolare il Consiglio europeo aveva determinato i seguenti ambiti di intervento. «Riformare il sistema monetario internazionale», mediante strumenti di sorveglianza e di gestione delle crisi e migliorando il coordinamento delle politiche economiche e monetarie. «Politiche macroeconomiche sane dovrebbero essere lo strumento privilegiato per rispondere agli shock dei flussi finanziari e il vertice del G20 dovrebbe continuare a promuovere mercati dei capitali aperti ed evitare il protezionismo finanziario». Occorre inoltre che il Fondo monetario internazionale «disponga di risorse adeguate per far fronte alle sue responsabilità sistemiche e inoltre valutare eventuali contributi al Fmi da parte di Paesi con un consistente surplus esterno». In secondo luogo, «rafforzare la regolamentazione e la vigilanza del settore finanziario», applicando i vari accordi di Basilea, riformando i derivati Otc (Over The Counter, trattati fuori dai mercati regolamentati) e introducendo una tassa sulle transazioni finanziarie a livello mondiale, nota come Tobin tax. Terzo punto: «Affrontare l’eccessiva volatilità dei prezzi dei prodotti di base». Quindi «promuovere la ripresa mondiale e una crescita sostenibile e inclusiva», definendo una precisa agenda di negoziati sul commercio mondiale, «anche per i Paesi meno avanzati». Quinto elemento: «Far progredire la liberalizzazione internazionale degli scambi e resistere al protezionismo». Sesto, ma non ultimo, «combattere i cambiamenti climatici», con investimenti adeguati e una precisa volontà politica.