Sajjad, sarto, e Sidra, insegnante, erano scappati dal Pakistan con i loro figli. Gli operatori del progetto Fra Noi hanno aiutato Sajjad a ottenere un tirocinio in un un grosso gruppo di moda e, grazie alla sua esperienza, lui ha poi avuto un buon contratto a Novara. Oggi, grazie al contratto a tempo indeterminato, possono comprare una casa adatta anche all’ultimo piccolo nato.
Juliet, 20 anni, profuga dal Niger, da qualche mese si è trasferita da Roma alla provincia di Parma per raggiungere il marito, che lì lavorava già lì come operaio. Sostenuti dal Fra Noi hanno trovato una casa per vivere insieme, mentre le operatrici hanno accompagnato Juliet a inserirsi nella comunità del paese, anche proponendole un corso di italiano e orientamento al lavoro.
Quando è uscito dal centro di accoglienza Kamal, un ragazzo etiope, è stato ospitato per alcuni mesi in un appartamento del progetto Fra Noi. Nel frattempo ha trovato impiego come operaio in una ditta di mangimi a Milano e il suo datore di lavoro ha partecipato al progetto per aiutarlo nelle pratiche burocratiche e nella richiesta di un alloggio in housing sociale.
Quelle di Sajjad e Sidra, di Juliet, di Kamal sono alcune delle storie delle 340 persone rifugiati e titolari di protezione internazionale che al momento hanno intrapreso un percorso verso l’autonomia in Italia grazie al progetto Fami «Fra Noi».
Si tratta di un progetto nazionale finanziato dal Ministero dell’Interno con il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (Fami) che punta a integrare stabilmente persone titolari di protezione internazionali nelle comunità locali: dopo una prima edizione che si era conclusa nel 2018, questa seconda fase – iniziata a luglio 2020 e che si concluderà nell’autunno del 2022 – è guidata ora dal Consorzio Communitas, una rete no profit formata da 25 realtà locali distribuite su tutto il territorio nazionale, che collabora in sinergia con la Caritas Italiana e le Caritas Diocesane.
Il progetto Fra Noi sarà raccontato al pubblico a Matera in occasione del Festival delle culture mediterranee Sabir: due giorni di laboratori e convegni in cui i protagonisti del progetto, gli enti impegnati, i partner del mondo aziendale potranno da tutta Italia incontrarsi dal vivo, condividere i primi risultati, condividere le buone prassi messe in atto.
L’appuntamento è per l’11 e il 12 maggio presso la Caritas diocesana di Matera (via Cappuccini 15). Il mercoledì i lavori saranno dedicati a scambi di esperienze e laboratori tematici, mentre il giovedì mattina ci sarà il grande convegno in plenaria, che verrà trasmesso anche in diretta streaming sulla pagina Facebook di Consorzio Communitas.
Cos’è il progetto e come funziona
In questo progetto, che riguarda 14 regioni italiane, l’obiettivo è quello di coinvolgere 450 migranti titolari di protezione internazionale che abbiano portato a termine, da non oltre 18 mesi, percorsi di accoglienza presso progetti SPRAR, CAS ed altri circuiti di accoglienza, quali, in particolare, i Corridoi Umanitari.
Si tratta di un sistema di “accompagnamento all’autonomia” che nasce dalla consapevolezza delle debolezze del sistema nazionale di accoglienza e integrazione Sai che non riesce a realizzare una reale integrazione nel territorio: ad esempio, solo il 20% dei migranti accolti nel sistema Sai riesce poi a ottenere un contratto di lavoro, e più della metà non riesce ad avere un contratto di affitto.
L’inclusione pensata dal Fra Noi interviene nel momento in cui il titolare di protezione internazionale esce dal sistema di accoglienza e si trova a dover “entrare” nella comunità locali, coinvolgendo le comunità in cui i migranti abitano, e facendo forza su risorse e capacità specifiche di ciascuna persona inserita nel progetto. Una formula che ha già dimostrato di essere efficace, perché riducono i costi di welfare, non generano nuove spese ma utilizzano in modo diverso le risorse già esistenti.
Gli interventi si basano su alcuni pilastri: inserimento lavorativo in aziende, accoglienze in famiglia, autonomia abitativa in situazioni di affitto, housing sociale o cohousing, inserimento sociale nelle comunità locali.
Fondamentale, per la buona riuscita dei percorsi, è il coinvolgimento dei territori: in particolare delle famiglie e le comunità locali, coinvolte nell’accoglienza e nell’accompagnamento della quotidianità e dell’orientamento in un contesto sociale culturale differente da quello di origine; dei proprietari di abitazioni e agenzie immobiliari, che possono favorire la ricerca della casa e il raggiungimento dell’autonomia abitativa; delle aziende, che tramite attivazione di tirocini e assunzioni sono coinvolte nelle azioni di inserimento lavorativo, che permette alle persone di raggiungere l’indipendenza economica.