Alla vigilia della convention del Partito democratico, l’obiettivo del presidente Barack Obama era spiegare che cosa farebbe per l’economia se fosse rieletto per un secondo mandato. La missione è riuscita. Non tanto grazie al suo discorso, un po’ prevedibile, un po’ troppo simile a comizi precedenti in cui ha chiesto all’America altri quattro anni per completare il suo lavoro, ma grazie all’intervento di un amico ritrovato, un ex presidente amatissimo – nonostante tutto – perché associato ad anni di prosperità: Bill Clinton.
Il ciclone Bill
Con un knockout speech, un discorso travolgente – valutato da Wolf Blitzer di Cnn, un decano della televisione americana, come uno dei migliori della sua carriera politica -, Clinton ha spiegato perché gli americani stanno molto meglio oggi di quattro anni fa, perché il piano economico con cui i repubblicani vorrebbero scalzare il presidente Obama dalla Casa Bianca non può funzionare, e perché la ricetta economica di Obama è quella giusta: dunque, il presidente merita un secondo mandato.
«Obama ha ereditato un’economia a pezzi, ha ricomposto i cocci, ha cominciato la lunga e difficile strada verso la ripresa, e gettato le fondamenta di un’economica moderna, più stabile che può generare milioni di nuovi posti di lavoro, creare una serie di nuove imprese all’avanguardia e nuova ricchezza per chi fa innovazione», ha spiegato Clinton in un passaggio chiave del suo discorso, con la nonchalance di chi vuole dire le cose come stanno. Clinton ha anche riconosciuto che la situazione attuale – una percentuale di disoccupazione che si aggira attorno all’8,1%, senza contare quelli che hanno smesso di cercare impiego – non è ideale, e il presidente Obama non è appagato. Ma dopo il piano di stimolo economico, il salvataggio dell’industria automobilistica e la riforma sanitaria, gli Stati Uniti sono in condizioni migliori del momento in cui Obama si è insediato alla Casa Bianca, quando il Paese era in caduta libera e si stavano perdendo posti di lavoro al ritmo di 750 mila al mese.
Attacco a Romney
Clinton, poi, ha illustrato, ricorrendo all’aritmetica, perché il piano del candidato repubblicano Mitt Romney e del suo vice designato Paul Ryan non lo convince per niente: «Questi vogliono tornare alle stesse politiche che ci hanno messo nei guai – ha detto con un sorriso -. Sono pronti a tagliare le tasse a quelli che hanno redditi alti anche di più di quanto fece il presidente George W. Bush, vogliono sbarazzarsi delle regole per il mercato finanziario stabilite per evitare un’altra crisi economica, e vogliono aumentare la spesa per la difesa due trilioni di dollari in più di quanto il Pentagono abbia richiesto. E sono pure pronti a tagliare con l’accetta il bilancio in tutta una serie di altri settori, specialmente per quanto riguarda i servizi che aiutano la classe media e la gente povera».
“Convention bump”
La convention democratica di Charlotte è stata pensata soprattutto per lo zoccolo duro del partito. Tendeva a rivitalizzare quegli elettori, soprattutto giovani, che erano stati il motore della trionfale vittoria di Obama nel 2008. Grazie all’uragano Bill (Clinton), al discorso della popolarissima Michelle Obama (che ha riaffermato l’impegno genuino del marito a favore della classe media) e una serie di agguerriti oratori che hanno galvanizzato la base dell’elettorato come l’ex governatore del Michigan Jennifer Granholm, l’effetto nei sondaggi si è fatto sentire. Si è registrato quello che gli esperti definiscono un convention bump, un balzo in avanti nelle espressioni di voto garantito dell’esposizione mediatica della convention di tre, quattro punti negli Stati chiave (Florida, Ohio, Wisconsin, Iowa).
Virata in senso secolare
Proprio per il tentativo di compiacere quella parte dell’elettorato più deluso dalle politiche centriste di Obama, la convention ha segnato uno spostamento del baricentro del partito verso sinistra in fatto di temi sociali ed etici come matrimoni gay e aborto (speculare alla polarizzazione verso destra avvenuta nel Partito repubblicano). In questo senso può essere letto il molto applaudito intervento in prima serata di Sandra Fluke, studentessa di legge alla Georgetown University diventata famosa per aver difeso in un’audizione alla Camera la copertura dei costi degli anticoncezionali da parte delle assicurazioni sanitarie. Sul tema sottolineato dai media americani di una crescente secolarizzazione del partito (un riferimento a “Dio” è stato inserito solo in extremis e tra le polemiche nella piattaforma programmatica del partito) l’entourage di Obama risponde ponendo l’accento sull’apertura del movimento: «Il partito democratico è una grande tenda – spiega Richard Fowler, direttore dei Giovani democratici per l’America -. Abbiamo credenti e non credenti, afroamericani, gay, americani nativi, lesbiche, minoranze di tutti i tipi. Non siamo come i repubblicani, tutti fatti con lo stampino: bianchi, maschi e stantii».