Con il giuramento nelle mani del Capo dello Stato, sabato 22 ottobre è nato a tutti gli effetti il governo Meloni. A norma di Costituzione entro dieci giorni dovrà presentarsi alle Camere per ottenere la fiducia (lo farà tra martedì e mercoledì) illustrando il suo programma, ma intanto è già ufficialmente in carica. I ministri sono 24: 9 di Fratelli d’Italia, 5 della Lega, 5 di Forza Italia, i restanti sono considerati “tecnici d’area”.
La composizione dell’esecutivo è coerente con il risultato delle elezioni e quindi ha un oggettivo baricentro a destra. La premier – prima donna alla guida di un governo nella storia repubblicana – ha già annunciato insieme alla lista dei ministri anche il nome del sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Alfredo Mantovano). Per le deleghe dei ministri senza portafoglio e altri adempimenti bisognerà attendere il primo Consiglio dei Ministri.
Novità nei Ministeri
Molte novità nella denominazione dei ministeri, con cui la Meloni ha inteso tracciare la connotazione identitaria dell’esecutivo: all’Agricoltura è stata aggiunta la Sovranità alimentare, alla Famiglia la Natalità, all’Istruzione il Merito, sono comparsi il Made in Italy (curiosamente un’espressione in inglese anche se ormai ampiamente nazionalizzata), la Sicurezza energetica e il Mare, associato al Sud.
La gestazione della nuova compagine ministeriale è stata velocissima, una volta esauriti i passaggi istituzionali relativi al nuovo Parlamento (elezione dei presidenti delle Camere, dei capigruppo ecc.) nella giornata di mercoledì. Giovedì e venerdì mattina le consultazioni al Quirinale, venerdì pomeriggio l’incarico. Non c’è stata la tradizionale accettazione “con riserva”. La premier si è presentata da Sergio Mattarella già con la lista dei ministri – su cui evidentemente c’era stato un confronto informale con il Quirinale almeno per i posti-chiave – e si è trattato di una situazione che ha pochi precedenti, tra cui quello relativamente recente di Berlusconi nel 2008. Nell’ansia di fare presto, quasi di bruciare le tappe – forse anche per mettere la parola fine alle convulsioni nella maggioranza dei giorni precedenti – c’è stato anche uno scambio di attribuzioni tra due neo-ministri e a stretto giro è stato necessario rettificare l’elenco letto dalla Meloni all’uscita dal colloquio con il Capo dello Stato.
Le dichiarazioni di Mattarella
Rispetto agli ultimi governi «questa volta il tempo è stato breve, è passato meno di un mese dalla data delle elezioni», ha dichiarato Mattarella ai giornalisti dopo il conferimento dell’incarico. E ha spiegato che ciò «è stato possibile per la chiarezza dell’esito elettorale». I costituzionalisti parlano di fisarmonica dei poteri presidenziali, la cui applicazione si contiene o si estende in rapporto alle concrete esigenze istituzionali. Ma «è stato necessario procedere velocemente – ha tenuto a sottolineare il Capo dello Stato – anche in considerazione delle condizioni interne e internazionali che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti». Mattarella ha ringraziato ancora una volta Mario Draghi anche per quanto è stato fatto dopo lo scioglimento delle Camere e «con lo stesso spirito di collaborazione» ha rivolto al nuovo esecutivo gli auguri di «buon lavoro».
Gli auguri del Papa e di Zuppi
Ieri, al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro, papa Francesco ha rivolto un pensiero al nuovo governo italiano: «Oggi è l’inizio del nuovo governo. Preghiamo per la pace e l’unità dell’Italia», ha dichiarato il Pontefice
Messaggio augurale anche da parte del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei: «Illustrissimo signor presidente, a nome mio e della Conferenza episcopale italiana, le esprimo le più sincere congratulazioni per l’incarico che è chiamata a ricoprire. Con lei si apre anche una pagina storica per il nostro Paese: il nuovo Governo è il primo guidato da una donna nel ruolo di presidente del Consiglio».
«Prima della tornata elettorale – scrive il Cardinale -, il Consiglio episcopale permanente aveva ricordato agli eletti di svolgere sempre il loro mandato al servizio di tutti e nella visione dell’enciclica Fratelli tutti e dell’amore politico che essa indica. Le sfide sono grandi. Il Consiglio ne aveva indicate alcune, che riteneva principali: le povertà, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, il lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, lo snellimento delle procedure burocratiche, le riforme dell’organizzazione democratica dello Stato e della legge elettorale. Su tutte queste incombe la tragedia della guerra in corso che richiede l’impegno di tutti, in piena sintonia con l’Europa, nella ricerca ineludibile e urgente di una via giusta che possa finalmente condurre alla pace”.
«Nell’augurare buon lavoro a lei e a tutti i membri del suo Governo – conclude il cardinale Zuppi -, la Chiesa che è in Italia, nel rispetto e nella distinzione degli ordini e dei ruoli, assicura che non farà mancare un’interlocuzione costruttiva ispirata unicamente dalla volontà di contribuire al perseguimento del bene comune del Paese e alla tutela dei diritti inviolabili della persona e della comunità».