Le famiglie con una grande esposizione all’usura con i conti in fallimento sono aumentate del 53,5 per cento, passando da 1 milione e 277 mila a quasi due milioni (1.959.433). La “Riserva economica”, ovvero il margine che si presenta nella disponibilità della famiglia, è diminuita infatti del 13%. Rispetto alla distribuzione geografica, con la minore esposizione all’usura troviamo nove province del nord-est, 11 del nord-ovest, 6 del centro-nord e la Capitale. La grave esposizione all’usura, invece, riguarda tutte le province calabresi (Reggio e Crotone in modo particolarmente drammatico), 7 province siciliane, quelle pugliesi e Potenza per la Basilicata. Solo Benevento e Avellino restano fuori dal campo delle maggiori crisi, pur collocandosi la provincia irpina appena fuori dell’area del rischio estremo.
Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca presentata dal Prof. Maurizio Fiasco nell’ambito della prima parte del convegno organizzato dalla Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II su: USURA E CRIMINALITA’:IMPRESE E FAMIGLIE, a Milano a Palazzo Marino.
La ricerca si pone in diretta continuità con gli approfondimenti realizzati dalla Consulta delle Fondazioni a partire dal 1997. Sono seguite le regolari diverse versioni della ricerca: nel 2001, nel 2005 e nel 2008 e, da ultimo, nel 2014. Questa edizione descrive il panorama che si presenta nell’undicesimo anno della gravissima crisi finanziaria internazionale e del nostro paese.
La ricerca si riferisce agli anni 2006 – 2016 e si basa su 29 indicatori, suddivisi in quattro sottolivelli: Criminologici, Finanziari, Sociali, Economici.
Incidono sulla esposizione debitoria l’omogenea diffusione dei sistemi di sicurezza sociale e la più contenuta stagnazione economica. Tre province venete (Treviso, Padova e Belluno) hanno un punteggio basso per la salute dei conti finanziari (tra i 499 e i 556 punti). Per l’incidenza degli indicatori criminologici, ben nove hanno valori compresi tra 510 e 335, rispettivamente a Brescia e a Bologna.
Nell’ordine gli indicatori che gettano il meridione nell’area dell’usura sono quelli criminologici (con incidenza sul totale in un range tra l’80 e il 51 per cento dei fattori), seguiti da quelli economici (tra il 63 e il 42 per cento) e quindi dai “finanziari” (tra 63 e 45 %).
Da tale suddivisione dei pesi si può ottenere l’informazione che valga a orientare le priorità nelle politiche pubbliche: contrasto alla criminalità, interventi sociali, misure di stimolo all’economia, tutela e assistenza finanziaria.
“In questi anni di persistente crisi economica e finanziaria molte imprese e famiglie sono state attratte dal circuito illegale del credito, ha dichiarato il vice-presidente Luciano Gualzetti della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II. La ristretta politica creditizia del sistema bancario non ha fatto altro che incrementare il tasso di insolvibilità creando nel contempo degli spazi di domanda del credito non soddisfatta dal sistema creditizio legale in cui la criminalità organizzata si è infilata offrendo prestiti a caro prezzo che agli imprenditori in difficoltà nell’immediato sono apparsi utili alla sopravvivenza. L’opera delle Fondazioni Antiusura di collaborazione con le forze dell’ordine, della magistratura e delle istituzioni diviene, pertanto, necessaria sia per proteggere famiglie e imprese dalle pressioni e dalle interferenze criminali, sia nell’ambito dell’attività di prevenzione e di affermazione della cultura della legalità”.
La ripresa del fenomeno dell’usura, riguarda almeno tre componenti: le famiglie in condizione di povertà “tradizionale”; le famiglie (consumatrici e produttrici) che presentano un profilo di sovraindebitamento; le piccole e medie imprese che scivolano verso il fallimento per la progressiva e inarrestabile caduta della domanda di loro prodotti o servizi.
“Non si può pensare di uscire dalla crisi con il fardello di una importante fetta della popolazione e della realtà delle imprese indebitata, a rischio usura o sotto usura, ha dichiarato il Prof. Maurizio Fiasco. È necessario che ci si muova verso una nuova frontiera di solidarietà, che raggiunga capillarmente le famiglie in difficoltà, all’insegna di una responsabilità condivisa. È quanto le Fondazioni in 25 anni di solidarietà hanno messo a disposizione delle persone e del bene comune del nostro Paese: nel disinteresse personale, nella competenza e nella grande offerta di coesione morale e sociale. Le Fondazioni antiusura non hanno costruito un valore “privato”, ma generato anche un valore pubblico enorme di rilievo morale”.