
Complessi e subdoli, talora difficili da individuare e/o prevenire, fanno paura e preoccupano i genitori che non sanno come affrontarli. I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono vere e proprie patologie psichiatriche: anoressia, bulimia, binge eating, ortoressia, vigoressia… Dopo la pandemia sono aumentati i livelli di disagio psichico tra i più giovani e, in particolar modo, i disturbi alimentari. I nuovi casi che si registrano in un anno sono quasi triplicati: se nel 2019 erano stati 680.569, nel 2023 sono stati 1.680.456. Si è abbassata l’età di insorgenza della malattia (nel 2023 il 20% dei pazienti aveva meno di 14 anni), che si diffonde ormai anche tra i maschi (sono il 20% nella fascia di età tra i 12 e i 17 anni). Ma il dato che fa più impressione è il numero dei decessi con diagnosi correlate ai disturbi alimentari: nel 2022 sono stati 3.158.
Ne parlano nel servizio di copertina de Il Segno di marzo Leonardo Mendolicchio, psichiatra, direttore del Dipartimento di disturbi alimentari dell’Istituto Auxologico, ed Elena Riva, psicanalista, coordinatrice dell’équipe sui disturbi alimentari e dell’immagine corporea presso l’Istituto Minotauro di Milano. «Quando ci si approccia a un disturbo alimentare – sottolinea Mendolicchio – bisogna leggere tutte le manifestazioni sotto il profilo dell’integrazione del corpo con la mente. Questo rende difficile la cura, perché tutti noi tendiamo a scindere i due aspetti. Un disturbo alimentare spesso nasconde una depressione o un disturbo di personalità. A rischio soprattutto le personalità più rigide, con difficoltà ad adattarsi alle situazioni della vita e ad accettare gli stati emotivi».
Difficile trovare le cause scatenanti, ma spesso genitori ipercontrollanti o, viceversa, assenti, insieme a un contesto sociale che spinge al perfezionismo e alla performatività, sono un substrato abbastanza a rischio. È necessario prestare attenzione ai segnali di allarme, ma è fondamentale chiedere subito aiuto e affidarsi: rivolgendosi al medico e ai centri in cui sia previsto un lavoro di tipo multidisciplinare, che coinvolga psichiatra, medico internista, endocrinologo, psicoterapeuta, educatore, fisiochinesiterapista.
L’Istituto superiore di sanità (Iss), inoltre, ha presentato nell’ottobre 2024 l’aggiornamento della mappatura territoriale dei centri dedicati alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, sia afferenti al Servizio sanitario nazionale sia privati accreditati convenzionati. Nella ricognizione sono state censite anche una cinquantina di associazioni. Anche se alcune offrono percorsi terapeutici, in genere il servizio fornito riguarda perlopiù interventi di prevenzione e di formazione, gruppi di mutuo aiuto per familiari e pazienti, e sportelli di ascolto. Nei centri di cura, invece, si riceve un’assistenza specialistica da parte di équipe multidisciplinari, con diverse modalità (ambulatorio, day hospital o la prestazione semiresidenziale, assistenza residenziale e, infine, ricovero salvavita).