Nella stagione della post-verità la risposta dei giornalisti deve essere sempre più nella qualità dell’informazione e nell’etica professionale. «Il tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2017, che sarà celebrata domenica 28 maggio, contiene un invito a “comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”, partendo dalla considerazione che l’attuale sistema comunicativo può produrre due effetti opposti: “anestetizzare la coscienza o farsi prendere dalla disperazione” – sostiene Vania De Luca, presidente dell’Ucsi, l’associazione dei giornalisti cattolici, nell’editoriale della rivista Desk -. La distanza, anche fisica, di chi fa informazione rispetto ai luoghi “delle povertà e dei bisogni”, può portare a “ignorare la complessità dei drammi degli uomini e delle donne”, e in questo caso è possibile che “la coscienza si cauterizzi”. All’opposto – continua la presidente – può nascere la disperazione, “quando la comunicazione viene enfatizzata e spettacolarizzata, diventando talvolta vera e propria strategia di costruzione di pericoli vicini e paure incombenti”».
Allora sempre più il ruolo dei giornalisti diventa decisivo. «In mezzo a questi due poli – afferma De Luca – c’è il realismo di quei giornalisti che sanno che il più semplice dei modi per comunicare speranza e fiducia, è fare in maniera onesta il proprio lavoro, liberi da condizionamenti, pressioni e poteri, con onestà, dando voce e volto alle povertà e ai bisogni, cercando buone notizie e notizie che facciano bene anche dentro gli scenari complessi e difficili, spesso bui, dei nostri tempi, con il coraggio della denuncia e la passione della verità».