Si è concluso ieri a Roma il Meeting nazionale dei dirigenti del Centro sportivo italiano. Centinaia i dirigenti riuniti in assemblea per discutere del futuro dell’ente, della sua vocazione restando fedeli alla sua identità. Obiettivo del dibattito è stato quello di tracciare le linee guida per le politiche future, al fine di concepire progetti al passo con i tempi e iniziative sociali da inserire nei modelli associativi. Il Csi desidera, infatti, evolversi per andare incontro alle esigenze delle persone.
Grande attenzione è stata posta sui giovani nell’intervento conclusivo dell’evento affidato al presidente nazionale Vittorio Bosio: «Abbiamo fortemente voluto in questo meeting i giovani, perché siamo convinti che siano loro il futuro dell’associazione. Stiamo dalla parte dello sport, del Csi, dei valori che ci portiamo dietro da quasi 80 anni. Dagli autorevoli interventi di chi governa lo sport italiano, abbiamo capito che c’è un progetto di portare gli enti di promozione sportiva dentro il Dipartimento dello sport, probabilmente fuori dal sistema sportivo nazionale, in un qualcosa che al momento non è ben definito. Personalmente ritengo che dobbiamo essere protagonisti del sistema sportivo nazionale, seppur magari con altre formule. È importante inoltre che si trovino i confini sui temi delle attività e delle competenze invocate ieri e che portino rapporti sereni ma chiari e trasparenti con le Federazioni Sportive Nazionali». Si rivolgono poi altrove le sue parole: «Lo sport sociale non funziona perché lo si chiama così; funziona solo se lo si pratica con il cuore, così come abbiamo fatto da sempre, con progetti e attività di vera azione sociale. Abbiamo incluso nello sport le persone con disabilità – per fare un esempio, ma ne potrei fare altri – ben prima che si costituisse un movimento paralimpico così strutturato. Tra gli auspici di questo 2023 proveremo poi a ricostruire un rapporto fecondo con la Chiesa e sul piano delle attività sportive continueremo a valorizzare il territorio, al quale per alcune discipline abbiamo affidato l’organizzazione di alcuni Campionati nazionali. La nostra associazione va tenuta unita: sono convinto che il Centro Sportivo Italiano tornerà a essere grande come lo era prima della pandemia, grazie alle tante persone generose che la abitano».
Sfide aperte
Nella prima giornata del Meeting, dopo un saluto affettuoso a Carlo Tavecchio, l’ex presidente della Figc scomparso lo stesso giorno, il confronto aperto con le massime istituzioni dello sport in Italia ha evidenziato le diverse posizioni dei vari interlocutori.
Vito Cozzoli, presidente e Ad di Sport e Salute, ha parlato di «Formula Abodi», spiegando come la società, braccio operativo del governo, pensi allo sport come valore aggiunto e sottolineando come non tutte le energie debbano andare solo sui risultati. Lo stesso Ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, si è soffermato a lungo sul limite dei mandati, sull’entrata in vigore della riforma dello sport, dell’impegno sui giovani, auspicando maggiore chiarezza nella suddivisione dei ruoli e complementarietà. Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha invece inquadrato alla platea ciessina le future possibilità, con vantaggi e svantaggi per le Asd, se stare all’interno del mondo sportivo o del terzo settore. Damiano Lembo, coordinatore nazionale degli Eps al Coni, esprimendo preoccupazione per l’uscita degli Enti dal Coni, ha invece sottolineato le difficolta di avere un doppio interlocutore con la costituzione di Sport e Salute.
La Messa vespertina, celebrata dall’assistente ecclesiastico nazionale, don Alessio Albertini ha concluso la giornata.