I cristiani perseguitati a causa della propria fede nel mondo sono aumentati da 360 a oltre 365 milioni nel 2023. A registrare l’aumento di quasi 5 milioni è la World Watch List 2024, redatta ormai da 31 anni dalla ong Porte Aperte onlus/Open Doors. Le violenze generate da questa oppressione hanno provocato inoltre la morte di 4.998 persone, e sono state attaccate 14.766 chiese o edifici collegati al culto.
I dati riportati dal rapporto dimostrano come la maggior parte dei Paesi dove vigono le persecuzioni siano distribuiti tra l’Asia e il continente africano.
Le persecuzioni in Corea del Nord
Anche per questa edizione il Paese più pericoloso per professare la propria fede resta la Corea del Nord. Nello stato autoritario governato da più di settant’anni dalla famiglia dei Kim vige una politica di tolleranza zero per i cristiani, che rende impossibile praticare liberamente la fede. Essere scoperti a pregare coincide a una condanna a morte.
Dal 2020 è stata introdotta la legge contro il pensiero reazionario, che ha reso ancora più stringenti i controlli e le pene contro i cristiani. Anche possedere una Bibbia può essere pericoloso: nel maggio 2023 cinque membri di una famiglia sono stati arrestati mentre erano riuniti in preghiera e per lo studio del testo sacro. Come riportato dal Rapporto, la sorte per i cristiani è la condanna a morte o la reclusione in campi di lavoro, dove trascorrono il resto della loro vita ai lavori forzati. Offrire numeri certi è praticamente impossibile, ma si stima che in questi lager siano detenuti decine di migliaia di cristiani.
Il radicalismo di matrice islamica in Africa
Oltre alle politiche dei regimi è l’oppressione dei radicalismi di matrice islamica a colpire maggiormente i cristiani. Somalia, Libia e Yemen sono gli Stati che evidenziano i maggiori rischi per i credenti. Il Rapporto evidenzia inoltre come in questi Paesi la fede sia spesso vissuta segretamente, per evitare appunto il rischio di violenze e persino di morte per i convertiti.
In Somalia la maggior parte dei convertiti al cristianesimo è di origine musulmana. Questo li rende obiettivi di rilievo del gruppo militare al-Shabaab. Nato nel 2004, questa organizzazione è legata ad al-Qaeda ed è inserita dagli Stati Uniti nella lista delle organizzazioni terroristiche. Il suo obiettivo è la creazione di uno Stato islamico-fondamentalista, realizzabile attraverso l’eradicazione dei cristiani dal Paese.
Il rischio di essere scoperti da questi gruppi è accentuato anche dalle caratteristiche della società somala, che considera l’abbandono del culto musulmano come una sorta di tradimento da parte dei suoi cittadini. I fedeli affrontano intense pressioni da parte di famiglie e comunità locali affinché abiurino il cristianesimo, arrivando a provocare intimidazioni, molestie e persino la morte.
Le donne sospettate di conversione vengono umiliate in pubblico, segregate in casa, rapite e obbligate a sposare un musulmano o addirittura uccise. Nel 2023 una donna, dopo essere stata scoperta cristiana, è stata rinchiusa nella sua stanza e legata al letto per sei mesi finché un altro cristiano è giunto in suo soccorso. Proprio per queste ragioni la vita ecclesiale è praticamente assente, visti i costanti rischi di rapimenti dei sacerdoti e di vandalizzazione degli edifici.
In Nigeria la maggior parte degli omicidi
La Nigeria si conferma il Paese in cui viene uccisa la stragrande maggioranza dei cristiani (4.118 persone delle quasi 4.998 in tutto il mondo). Il numero ha registrato una lieve diminuzione rispetto all'anno precedente, ma va ricordato come le cifre debbano essere considerate «conservative». La maggior parte delle vittime passano inosservate perché avvengono nelle regioni più rurali del mondo, dove la raccolta dei dati risulta più complessa.
Gli attacchi provocano distruzione di proprietà, rapimenti a scopo di riscatto, violenza sessuale e morte. I credenti sono derubati e cacciati dalle loro case. A capo di queste incursioni ci sono gruppi estremisti come i militanti Fulani, Boko Haram e Iswap (Stato islamico della Provincia dell’Africa occidentale).