Ancora bombe nella notte a Gaza dove Israele ha preso di mira i quartieri di al-Zaytoun e al-Shujaiya di Gaza City. Colpite anche postazioni di Hezbollah in Libano. Non si ferma nemmeno il lancio indiscriminato di razzi da parte dei gruppi armati palestinesi a Gaza contro i centri abitati israeliani, compresa l’area metropolitana di Tel Aviv. Un portavoce dell’esercito ha riferito che, dall’inizio del conflitto, da Gaza sono stati lanciati 6.000 razzi.
Bilancio di guerra
Gli ultimi bilanci, forniti da Ocha, l’Ufficio Onu che coordina gli affari umanitari nei Territori palestinesi occupati, parlano di 2.750 morti e di 9.700 feriti tra i palestinesi. Le vittime israeliane sono 1.300 e i feriti 3.621. Nella giornata di ieri è stata completata l’evacuazione quasi totale della città di Sderot, nel sud di Israele. Anche gran parte dei residenti della città di Ashqelon se ne sarebbero andati mentre le comunità israeliane più piccole intorno alla Striscia sono state completamente evacuate nei giorni precedenti. A Gaza gli sfollati sarebbero oltre un milione, praticamente metà della popolazione, per una emergenza umanitaria che si aggrava sempre di più e con gli ospedali al collasso. Un po’ di sollievo potrebbe arrivare, questa mattina, da un cessate-il-fuoco di 5 ore concordato tra Israele, Usa e Egitto per permettere l’apertura del valico di Rafah con la Striscia di Gaza. In questo tempo saranno evacuati gli stranieri e sarà permesso l’ingresso di aiuti umanitari. Ieri, intanto, Israele ha parzialmente ripreso la fornitura d’acqua all’area orientale di Khan Younis.
Decisi a restare
Chi è sempre più decisa a non muoversi verso sud, come intimato dall’Esercito israeliano, è la comunità cristiana di Gaza, che da qualche giorno si è raccolta dentro il compound parrocchiale della Sacra Famiglia, unica parrocchia cattolica della Striscia. Attualmente sono ospitate almeno 500 sfollati, tra questi anche alcune famiglie musulmane. Altri sfollati sono ospitati nella chiesa greco-ortodossa di San Porfirio. Ieri sera alla parrocchia è giunta la telefonata di Papa Francesco. Grande l’emozione come ha raccontato al Sir, suor Nabila Saleh, preside della scuola più grande della Striscia, che con le consorelle è andata a stare nella parrocchia: «Il Papa ha chiamato padre Yusuf che mi ha dato il suo telefono perché parlassi direttamente con il Pontefice visto che lui non parla bene l’italiano».
«Il Santo Padre – ha aggiunto la religiosa – ha chiesto quante persone sono ospitate dentro le strutture parrocchiali, ce ne sono circa 500, tra malati, famiglie, bambini, disabili, persone che hanno perso la casa e ogni avere. Il Papa ha voluto impartire la sua benedizione a tutti in parrocchia. Io e padre Yusuf lo abbiamo ringraziato a nome di tutta la comunità e abbiamo detto che offriamo le nostre sofferenze per la fine della guerra, per la pace, per la Chiesa e anche per il Sinodo».
«I fedeli e gli ospiti della parrocchia hanno accolto questa telefonata con grande gioia e speranza – ha detto poco fa al Sir, suor Maria del Pilar, una delle religiose dell’Istituto del Verbo incarnato (Ive) missionarie a Gaza – speranza mista ad angoscia perché il futuro appare sempre più incerto. Questa notte le bombe sono cadute nella nostra zona, al-Zaytoun, ma qui in parrocchia non abbiamo subito danni. Stiamo tutti bene». Tuttavia, ricorda la religiosa, «moltissimi hanno perso la casa e i loro pochi averi. Senza casa, senza lavoro, senza salute che futuro sarà. Solo la fede ci sostiene e ci fa andare avanti. La vicinanza del Papa, la sua preghiera, ci confortano e non ci fanno sentire soli. Che la sua voce raggiunga il cuore e la mente di israeliani e palestinesi».
Il battesimo di Gabriele
«Le giornate qui in parrocchia trascorrono tra preghiera continua e attività quotidiane necessarie di cucina, pulizia e attività per i tanti bambini che sono con noi», spiega al Sir suor Nabila che non trattiene la sua gioia per il battesimo celebrato ieri mattina, domenica, in chiesa: «Abbiamo battezzato un bambino. Gli è stato dato il nome di Gabriele, l’angelo delle buone notizie, il messaggero di Dio. Quasi un annuncio della vicinanza del Papa annunciata dalla sua stessa viva voce. Ma aspettiamo con fede anche l’annuncio della fine della violenza e della guerra». Sempre ieri, dice la religiosa, «abbiamo avuto la visita fraterna del parroco ortodosso di Gaza, padre Silas, che ha portato il saluto del vescovo greco-ortodosso di Gaza, mons. Alexios. Questa visita dimostra come nei momenti di prova ci sia unità e collaborazione tra tutti i cristiani della Striscia di Gaza. Preghiamo per la Pace e per tutti gli abitanti della Striscia, cristiani e musulmani, e per tutti gli abitanti della regione. Che la Provvidenza ci sostenga». Una preghiera, a quanto pare, ascoltata: ieri nella parrocchia una associazione umanitaria del Kuwait ha portato del cibo per pranzo, dei datteri e del pane.