In questi giorni la Cei e alcune diocesi, insieme ai loro vescovi, sono state «pretestuosamente chiamate in causa da qualche organo di informazione» nel contesto di un’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Ragusa a carico di Mediterranea Saving Humans – Aps per presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e presunta violazione del codice della navigazione, avanzando «accuse diffamatorie nei confronti di persone e istituzioni ecclesiastiche, a partire da alcune chat usate in modo strumentale e improprio. Una pratica questa che, contro chiunque venga utilizzata, merita sdegno e disappunto».
Nel «pieno rispetto della magistratura e nonostante non ci sia alcuna contestazione a carico della comunità ecclesiale – si legge in una nota della Cei – abbiamo volutamente atteso che l’iter giudiziario seguisse il suo corso prima di intervenire sulla vicenda. La Cei non ha mai sostenuto in modo diretto Mediterranea Saving Humans – Aps, ma ha accolto una richiesta presentata da due diocesi in una cornice ampia che prevede, secondo il magistero di papa Francesco, l’accoglienza, la protezione, la promozione, l’integrazione dei migranti e la cura e l’assistenza agli sfollati in zona di guerra in Ucraina. Tutto ciò con un sostegno nettamente inferiore rispetto a quello riportato sulla stampa: 100 mila euro a ciascuna diocesi nel 2022 e così pure nel 2023».
In questo solco, prosegue la nota, «si muove e si muoverà l’azione ecclesiale con libertà e nel rispetto dei ruoli di ciascuno, schierandosi dalla parte di chiunque soffre fuggendo da guerre, violenze e povertà. L’impegno della Chiesa è combattere l’illegalità con la legalità, evitando che il Mediterraneo diventi sempre più un cimitero: ogni vita va salvata! La Chiesa è l’unica istituzione a finanziare attualmente con continuità e ingenti risorse progetti di sviluppo nei Paesi poveri o in situazioni di particolare difficoltà: circa 80 milioni di euro l’anno; a sostenere e promuovere insieme ad autorità di Governo e altre Istituzioni i corridoi umanitari – tre sono in arrivo proprio in questi giorni – unica alternativa legale e sicura ai viaggi della morte; a garantire l’accoglienza ai profughi: circa 50.000 nel solo primo semestre 2023 nel nostro Paese. Il tutto nella massima trasparenza e rintracciabilità».
La Cei, quindi, rinnova «l’invito ad affrontare il problema epocale delle migrazioni, sfuggendo alla polarizzazione del “tutti dentro o tutti fuori”, attraverso un sistema che dia garanzie e che combatta l’illegalità».