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Ddl Zan

Bassetti: «La discriminazione non si combatte con l’intolleranza»

«L’esito del voto al Senato conferma la necessità di un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici contribuisca a edificare una società più giusta e solidale»: questo il commento del presidente della Cei allo stop del Senato al testo

di Riccardo BenottiAgensir

28 Ottobre 2021

«L’esito del voto al Senato sul ddl Zan conferma quanto sottolineato più volte: la necessità di un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire all’edificazione di una società più giusta e solidale». Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, commenta lo stop dell’Aula del Senato al testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

La Presidenza della Cei aveva espresso perplessità sul testo con due note, diffuse il 10 giugno 2020 e il 28 aprile 2021. Testi, peraltro, condivisi da tante voci di diversa sensibilità. In modo particolare, la controversa nozione di identità di genere poneva e pone tuttora una questione etica e culturale seria che non può risolversi in banalizzazioni ideologiche. «Il voto del Senato – sottolinea il Cardinale – offre un’ulteriore considerazione nel segno del concetto stesso di democrazia: una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza. Tra l’approvazione di una normativa ambigua e la possibilità di una riflessione diretta a un confronto franco, la Chiesa sarà sempre a fianco del dialogo e della costruzione di un diritto che garantisca ogni cittadino nell’obiettivo del rispetto reciproco».

Il voto in Senato

Con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, l’assemblea del Senato ha accolto la proposta di non passaggio al voto degli articoli presentata da Lega (Roberto Calderoli) e FdI (Ignazio La Russa) in relazione al disegno di legge noto come ddl Zan. A questo punto l’iter del controverso provvedimento, approvato in prima lettura dalla Camera nel novembre 2020 e al centro di un dibattito politico, giuridico e culturale molto acceso, si interrompe: si tornerà a discuterne in commissione tra non meno di sei mesi.

La decisione di Palazzo Madama è stata presa a scrutinio segreto, chiesto – come ha spiegato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati – «dal prescritto numero di senatori e dal presidente del Gruppo Fratelli d’Italia». Il riferimento è all’articolo 114 del Regolamento del Senato in cui si prevede la possibilità di chiedere il voto segreto per «le deliberazioni che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32, secondo comma, della Costituzione». Le due richieste di votazione segreta sono state ritenute ammissibili dalla presidente Casellati «in base al regolamento e in base ai precedenti».

 

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