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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Appello

Avvocati di strada: «Io vorrei restare a casa. Ma se una casa non ce l’ho?»

L’associazione scrive al Presidente del Consiglio, ai Presidenti delle Regioni e ai sindaci dei Comuni

di Antonio MUMOLOPresidente Associazione Avvocato di strada

17 Marzo 2020

Bisogna occuparsi, e in fretta, di chi non ha un tetto sulla testa ed è costretto a vagare per le città. Diciamo da più di vent’anni che chi vive in strada ha bisogno di una casa e di una residenza per potersi curare ma oggi, ai tempi del Coronavirus, queste necessità assumono una drammatica urgenza.

Ad aggiungere un carico su una situazione già paradossale stanno iniziando a fioccare i verbali redatti ai senza tetto per violazione dell’art 650 del codice penale. È già successo a Milano, Modena, Verona, Siena e in tante altre città. Siamo a lavoro per chiedere le archiviazioni ma intanto continuiamo a porre la nostra domanda. Come fanno a restare a casa le persone che una casa non ce l’hanno?

L’Associazione Avvocato di strada lancia un appello al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti delle Regioni italiane e ai sindaci dei Comuni perché intervengano al più presto, ognuno in base alle proprie competenze, e nessuno venga lasciato solo. Per il bene di tutti.

Appello al Presidente del Consiglio, ai Presidenti delle Regioni, ai Sindaci dei Comuni

«Io vorrei restare a casa… Ma se una casa non ce l’ho?»

Questa è la situazione in cui si trovano circa 50.000 persone in Italia. Sono diventate talmente povere da finire in strada e oggi non possono rispettare le ordinanze e decreti previsti dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, tanto da essere addirittura incriminate perché vengono trovate in giro senza giustificazione.

Queste persone sono costrette a vivere in strada perché fino a oggi pochi si interessavano di loro e perché le risorse destinate ai servizi di primaria assistenza e all’emergenza abitativa erano poche o inesistenti.

Adesso però non si può più far finta di nulla.
Adesso stiamo duramente imparando che ci si salva solo insieme, ricchi e poveri, giovani e anziani, italiani e stranieri.
Adesso dobbiamo trovare una soluzione anche per gli ultimi, perché, in questa situazione drammatica, abbiamo compreso che “loro” siamo noi.

Per questo chiediamo, al Presidente del Consiglio e ai Presidenti delle Regioni italiane:
di far cessare immediatamente l’irrogazione di sanzioni alle persone senza dimora per il solo fatto di trovarsi “fuori casa” senza motivo;
di stanziare somme per consentire ai Comuni di fornire un tetto alle persone senza dimora, utilizzando palestre, capannoni o altri edifici pubblici o privati;
di garantire il diritto alla salute di queste persone consentendo loro l’accesso immediato alle cure ovvero assegnando loro un medico di base pur in assenza di residenza.

Chiediamo ai Sindaci:
di prolungare l’apertura delle strutture utilizzate per ricoverare d’inverno le persone senza dimora;
di velocizzare le procedure per iscrivere queste persone nelle liste anagrafiche, in modo da poterle anche monitorare dal punto di vista sanitario.

Speriamo, per la dignità di chi si trova in strada e per la salute di tutte le persone che si trovano oggi in Italia, che queste proposte vengano accolte celermente.

Con l’impegno di tutte e tutti usciremo da questa emergenza. Andrà tutto bene, si dice in questi giorni, ma solo se non lasceremo nessuno indietro.