Accompagnando un figlio a scuola si scopre che nell’abbandonato giardino antistante il cancello, lì dove i bambini scorrazzano e si rincorrono prima che suoni la fatidica campanella, si può trovare di tutto: dalle cartacce alle siringhe. Si pensa che potrebbe essere un caso, si è capitati in un istituto scolastico trascurato. Si andrà a parlare con il o la preside e tutto si risolverà.
Poi, però, approfondendo le ricerche sulla sicurezza degli edifici scolastici, si scopre che la sporcizia del giardino è solo il biglietto da visita dello stato di salute della nostra scuola. I dati dell’VIII Rapporto nazionale Sicurezza, qualità e comfort a scuola sono impressionanti. Dal campione di scuole osservate, durante l’indagine promossa da “Cittadinanzattiva”, risulta che poco più di una scuola su tre (il 37%) in Italia possiede la certificazione di agibilità e soltanto in una scuola su quattro è presente la certificazione igienico sanitaria. Si verifica inoltre che gli ambienti più sporchi sono i corridoi, i bagni, le aule.
Questo panorama desolante è l’ambiente in cui le nuove generazioni si preparano al futuro. Ci si chiede come sia possibile raccogliere l’appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale, rivolgendosi ai ragazzi del Giffoni film festival, ha detto: «Servono più risorse per la scuola, ma anche più qualità in termini di attività formative e impegno a produrre buoni risultati». Come si può puntare sulla qualità quando non si superano i criteri minimi per la vivibilità?
L’istruzione è un nodo strategico per la crescita di un Paese. Invece da noi l’educazione e la conoscenza non sono viste come risorsa sulla quale investire: l’Italia spende appena il 4,5% del Pil per la scuola. Così si ritrova al penultimo posto della classifica tra i Paesi dell’Ocse. Si continua a parlare di riforme scolastiche e ci accorgiamo che attualmente sono carenti le semplici norme di sicurezza.
Come ha sostenuto il presidente della Repubblica, serve maggiore qualità e per questo è importante il coinvolgimento di tutti: i docenti come gli alunni, i bidelli come i genitori. Però occorre anche operare degli investimenti, scegliendo coraggiosamente per il futuro senza guardare agli opportunismi del momento.
Lo stato fatiscente delle nostre scuole dovrebbe essere considerato anche quando si parla di atti vandalici e di bullismo, perché anche il contesto è importante. Avere classi sovraffollate in luoghi sporchi certo non favorisce la convivenza civile.
Così, mentre si pensa sul da farsi per migliorare la condizione degli studenti. quando si prepara lo zainetto del bambino, oltre ai quaderni, all’astuccio e ai libri, alla merenda e al bicchiere, bisogna ricordarsi di mettere la carta igienica e ogni tanto di chiedere se c’è ancora del sapone. Già perché anche quello manca nelle scuole italiane. Accompagnando un figlio a scuola si scopre che nell’abbandonato giardino antistante il cancello, lì dove i bambini scorrazzano e si rincorrono prima che suoni la fatidica campanella, si può trovare di tutto: dalle cartacce alle siringhe. Si pensa che potrebbe essere un caso, si è capitati in un istituto scolastico trascurato. Si andrà a parlare con il o la preside e tutto si risolverà.Poi, però, approfondendo le ricerche sulla sicurezza degli edifici scolastici, si scopre che la sporcizia del giardino è solo il biglietto da visita dello stato di salute della nostra scuola. I dati dell’VIII Rapporto nazionale Sicurezza, qualità e comfort a scuola sono impressionanti. Dal campione di scuole osservate, durante l’indagine promossa da “Cittadinanzattiva”, risulta che poco più di una scuola su tre (il 37%) in Italia possiede la certificazione di agibilità e soltanto in una scuola su quattro è presente la certificazione igienico sanitaria. Si verifica inoltre che gli ambienti più sporchi sono i corridoi, i bagni, le aule.Questo panorama desolante è l’ambiente in cui le nuove generazioni si preparano al futuro. Ci si chiede come sia possibile raccogliere l’appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale, rivolgendosi ai ragazzi del Giffoni film festival, ha detto: «Servono più risorse per la scuola, ma anche più qualità in termini di attività formative e impegno a produrre buoni risultati». Come si può puntare sulla qualità quando non si superano i criteri minimi per la vivibilità?L’istruzione è un nodo strategico per la crescita di un Paese. Invece da noi l’educazione e la conoscenza non sono viste come risorsa sulla quale investire: l’Italia spende appena il 4,5% del Pil per la scuola. Così si ritrova al penultimo posto della classifica tra i Paesi dell’Ocse. Si continua a parlare di riforme scolastiche e ci accorgiamo che attualmente sono carenti le semplici norme di sicurezza.Come ha sostenuto il presidente della Repubblica, serve maggiore qualità e per questo è importante il coinvolgimento di tutti: i docenti come gli alunni, i bidelli come i genitori. Però occorre anche operare degli investimenti, scegliendo coraggiosamente per il futuro senza guardare agli opportunismi del momento.Lo stato fatiscente delle nostre scuole dovrebbe essere considerato anche quando si parla di atti vandalici e di bullismo, perché anche il contesto è importante. Avere classi sovraffollate in luoghi sporchi certo non favorisce la convivenza civile.Così, mentre si pensa sul da farsi per migliorare la condizione degli studenti. quando si prepara lo zainetto del bambino, oltre ai quaderni, all’astuccio e ai libri, alla merenda e al bicchiere, bisogna ricordarsi di mettere la carta igienica e ogni tanto di chiedere se c’è ancora del sapone. Già perché anche quello manca nelle scuole italiane.
Società
Giovani sicuri a scuola?
Un'indagine di Cittadinanzattiva
di Andrea CASAVECCHIA Redazione
20 Settembre 2010