Sono andato a trovare i lavoratori dell’INNSE, a Lambrate, martedì 4 agosto, in via Rubattino numero 18. Tra la polizia e i lavoratori c’erano giornalisti, amici, sindacalisti: sostegno e ricerca di notizie, curiosità e solidarietà, stupore e ovvietà: «Vogliamo lavoro, non l’elemosina, non la cassa integrazione». C’è dignità e ci sono parole nuove in un tempo in cui conta non il lavoro ma il reddito, il conto in banca e non l’occupazione, a meno che siamo obbligati a lavorare per avere un salario. «Ma se potessi vincere al Superenalotto, fuggirei dall’azienda in un minuto», si dice in ogni intervista alla televisione, ma qui, probabilmente no.. E questi lavoratori dicono parole nuove che non siamo più abituati a sentire: dignità, competenza, lavori di alta specializzazione, lavori che t’invidiano, lavori che non s’improvvisano come non si improvvisano i livelli per lavorare sui centesimi di millimetro.
Riflessione
Tra i lavoratori dell’Innse, scoprendo le esigenze di tempi nuovi
Oltre 4000 imprese in Lombardia a rischio chiusura; 170 mila metalmeccanici, un quarto del totale, con un futuro incerto... La visita ai lavoratori dell'Innse diventa un'occasione per riflettere su potenzialità e prospettive dei una "nuova" economia e di una "nuova" finanza, al di là delle speculazioni e di interessi privati. Lasciandosi guidare proprio dall'enciclica di Benedetto XVI, «Caritas in Veritate». Perchè oggi, più che mai, bisogna ritrovare la dignità del lavoro.
don Raffaello CICCONE Responsabile per il servizio per la vita sociale ed il lavoro diocesi Milano Redazione
7 Agosto 2009