
Sono andato a trovare i lavoratori dell’INNSE, a Lambrate, martedì 4 agosto, in via Rubattino numero 18. Tra la polizia e i lavoratori c’erano giornalisti, amici, sindacalisti: sostegno e ricerca di notizie, curiosità e solidarietà, stupore e ovvietà: «Vogliamo lavoro, non l’elemosina, non la cassa integrazione». C’è dignità e ci sono parole nuove in un tempo in cui conta non il lavoro ma il reddito, il conto in banca e non l’occupazione, a meno che siamo obbligati a lavorare per avere un salario. «Ma se potessi vincere al Superenalotto, fuggirei dall’azienda in un minuto», si dice in ogni intervista alla televisione, ma qui, probabilmente no.. E questi lavoratori dicono parole nuove che non siamo più abituati a sentire: dignità, competenza, lavori di alta specializzazione, lavori che t’invidiano, lavori che non s’improvvisano come non si improvvisano i livelli per lavorare sui centesimi di millimetro.